Prigioniera su nave crociera, acqua e cibo razionati

Sardegna
@ANSA

Giovanna con altri 9 italiani sulla nave al largo delle Bahamas

DI MANUEL SCORDO

Bloccati a bordo di una nave da 15 giorni e ora costretti a rimanere in cabina con acqua e cibo razionati, in attesa di essere sbarcati, mentre il virus si diffonde velocemente tra i membri dell'equipaggio. È l'incubo che stanno vivendo una decina di italiani che si trovano su una nave da crociera Royal Caribbean attualmente ancorata al largo delle Bahamas. Tra loro c'è anche Giovanna Salaris, una ragazza di Carbonia che vive da anni ad Arezzo e che lavorava come cropier a bordo. Adesso, come gli altri, ha paura per quanto potrà accadere nei prossimi giorni.

"Non sappiamo quando e se potremo sbarcare - racconta Giovanna contattata telefonicamente dall'ANSA - tra i membri dell'equipaggio ci sono decine di persone contagiate: stiamo vivendo un incubo. Sono stati sbarcati solo i passeggeri e 300 membri dell'equipaggio - spiega - Chi come me è rimasto a bordo è bloccato in cabina, senza acqua in bottiglia e con il cibo razionato. Se dovessimo ammalarci in tanti non c'è la possibilità di curarci". L'odissea inizia il 15 marzo quando arriva lo stop alle crociere a causa del coronavirus. "Dopo due giorni abbiamo raggiunto Miami e sono stati fatti sbarcare i passeggeri - riassume Giovanna - Noi con l'equipaggio, oltre duemila persone, siamo invece rimasti a bordo.

Lo stop doveva essere di 30 giorni ma poi è stato prolungato a 60 e sono state adottate alcune misure di sicurezza sulla nave: controlli della temperatura eseguiti da altri membri dell'equipaggio, ma senza mascherine e guanti. In quel periodo abbiamo continuato a pranzare negli stessi luoghi tutti assieme. L' unica cosa che veniva fatta era la disinfestazione delle aree". Il 24 marzo la nave, che intanto si era ancorata a largo delle Bahamas, torna a Miami per rifornimenti e per far sbarcare 300 membri dell'equipaggio. Ma non gli italiani.

"Ci hanno detto che in Italia erano state avviate le restrizioni e non potevamo scendere, non c'erano voli disponibili - racconta ancora Giovanna - abbiamo contattato l'Unità di crisi e ci hanno detto che c'erano voli il 31 marzo e il 7 aprile. Abbiamo cercato di acquistarli, ma non è stato possibile: i nostri passaporti sono in mano alla compagnia e inoltre per sbarcare negli Usa ci vogliono permessi che noi non avevamo".

A quel punto vengono riscontrati i primi due casi di coronavirus a bordo e scatta la quarantena. "I quattordici giorni scadevano il 29 - dice la giovane croupier - e adesso ne è stata avviata una seconda che finirà il 12 aprile. Non sappiamo se ci faranno scendere, e la paura aumenta perchè il virus potrebbe aggredire tutti noi. I casi sicuramente saliranno di numero". Le speranze di Giovanna sono riposte nei parenti in Italia. "Sono in contatto con l'Unità di crisi, mi auguro si trovi presto una soluzione".
   

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