A rischio riapertura ex Alcoa, tra i nodi anche l'energia
di Roberto Murgia
La vertenza è di nuovo appesa a un filo: a un anno e mezzo dall'acquisizione dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme, Sider Alloys è a un passo dalla decisione di andar via. Scade tra pochi giorni, il 31 agosto, la Cig per i lavoratori e all'orizzonte non si vede il rifinanziamento della mobilità che consentirebbe di arrivare almeno a fine anno. Molto dipenderà dall'evoluzione nelle prossime ore della crisi di governo. La riapertura degli impianti era ed è legata, infatti, a un nodo: il costo dell'energia attualmente troppo alto per convincere qualsiasi investitore a puntare sul riavvio di una macchina ferma da anni. Prima delle dimissioni di Giuseppe Conte, il Mise si apprestava a portare in Consiglio dei ministri un decreto che avrebbe riconosciuto alla multinazionale svizzera la possibilità di accedere ad agevolazioni destinate alle aziende che investono sull'energia verde. Un percorso tracciato dal sottosegretario Davide Crippa che nel tavolo del 26 giugno aveva affrontato il tema dei "certificati bianchi e del Power Purchase Agreement per l'approvvigionamento di una quota di energia con contratti di energia green a lungo termine". Ma il decreto che avrebbe dovuto tranquillizzare i vertici di Sider Alloys non è mai approdato in Cdm perché il governo è inciampato prima. Lo stesso titolare del Mise e capo politico del M5s, Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni con il presidente della Repubblica, aveva citato l'ex Alcoa tra le questioni che per effetto della crisi di governo non sarebbe riuscito ad affrontare. "Il Cdm non riesce ad approvare le leggi che servono a salvare il lavoro a migliaia di italiani: Whirpool a Napoli con 400 lavoratori rischia di chiudere, l'ex Ilva di Taranto con migliaia e migliaia di lavoratori è sospesa in un limbo, l'Alcoa in Sardegna non può riaprire", queste le sue parole. Ma i sindacati sperano ancora. Dal 2018, a livello politico, la trattativa è stata sempre condotta dal Movimento 5 stelle, e da questa formazione arriva anche il sottosegretario che ha preso in mano la vertenza, Davide Crippa. I pentastellati dovrebbero comunque restare alla guida del Paese. A cambiare potrebbe essere l'alleato: non più la Lega ma il Pd. "In questo caso - si sbilancia un esponente dei metalmeccanici sardi - la strada dovrebbe essere in discesa, visto anche il lavoro fatto da Carlo Calenda quando era ministro". Ciò che invece spaventa è il voto che farebbe dilatare i tempi per una riapertura e che potrebbe determinare l'ingresso nel tavolo di forze politiche diverse con le quali sarebbe necessario riprendere il percorso da capo. Sider Alloys sarebbe disposta ad aspettare? Nel frattempo la crisi di governo ha fatto riaffiorare un altro problema: la mobilità dei lavoratori scade il 31 agosto. Sempre il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto approvare uno stanziamento di circa quattro milioni di euro, un nuovo bilanciamento destinato alle aree di crisi complessa (Portovesme e Porto Torres) tale da consentire ai lavoratori di avere copertura sino al 31 dicembre. Ora, però, già a settembre potrebbero trovarsi senza soldi e senza alcun ammortizzatore sociale.
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