Campagna antimalaria in foto Suschitzky

Sardegna
@ANSA

190 immagini del fotografo londinese nell'ex Artiglieria a Nuoro

Le terre malate e le persone colpite da malaria furono un inferno, ma l'odissea finì, e quei terreni diventarono rigogliosi e fertili, le spiagge inagibili aprirono le porte ai turisti della Sardegna di oggi. Quegli anni furono documentati tra il 1948 e il 1950 da Wolfgang Suschitzky, cineoperatore e fotografo viennese, londinese di adozione. Del periodo in cui la Sardegna sconfisse la malaria, l'Isre, l'Istituto regionale etnografico, conserva intatta la memoria grazie all'acquisizione di una collezione fotografica di Suschitzky: 190 scatti che verranno esposti negli spazi dell'ex Artiglieria di Nuoro nella mostra "Wolfgang Suschitzky & The Sardinian Project", curata da Paolo Piquereddu, già direttore generale dell'Isre. L'inaugurazione venerdì 5 luglio alle 19.

Il fotografo documentò la battaglia per l'eradicazione della malaria in Sardegna condotta alla fine degli anni Quaranta e finanziata, tra gli altri, dalla Fondazione Rockfeller. "Sono 190 immagini che documentano il senso di una grande impresa - spiega il curatore presentando la mostra - un'operazione che coinvolse oltre 30mila operatori nel territorio, raccontando la Sardegna pre-industriale. Le acquisimmo nel 2005 dallo stesso Suschitzky, che all'epoca aveva 93 anni. Immagini di ottima qualità che ci restituiscono un pezzo di storia sociale dell'Isola e della storia fotografica sarda".

"Dopo il successo della straordinaria personale su Dario Fo - sottolinea presidente dell'Isre Giuseppe Matteo Pirisi - gli spazi dell'ex Artiglieria diventano ancora una volta location per un'altra importante mostra nella quale raccontiamo un'impresa storica e suggelliamo la metafora di un'isola che con caparbietà sa superare le difficoltà e sa rinascere. Nuoro si conferma centro culturale di riferimento con l'esposizione in città di tre grandi mostre: oltre a quella di Suschitzky, c'è l'esposizione del grande Guido Guidi al Man e quella di Giuseppe Carta all'Isre in omaggio alla scrittrice premio Nobel Grazia Deledda".
   

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