Migranti: arrestati 2 dipendenti pubblici

Sardegna
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Sino a 6mila euro per domicilio e lavoro falsi a Cagliari

di Manuel Scordo

Promettevano facilitazioni per ottenere il permesso di soggiorno come rifugiati e in cambio si facevano pagare dai 500 ai 6mila euro: una parte del denaro serviva per 'oliare' due segretari della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, due dipendenti del ministero dell'Interno in capo alla Prefettura a Cagliari, gli altri per recuperare un domicilio e un falso contratto di lavoro come colf o badante. Lo hanno scoperto gli investigatori della Squadra mobile e della Digos del capoluogo sardo che oggi hanno sgominato un'organizzazione criminale di bengalesi e italiani arrestando otto persone - 11 in totale ma tre sono latitanti - per associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina e alla permanenza in Italia di stranieri in condizione di illegalità. Per cinque di loro è scattata anche l'accusa di corruzione. Ben 196 gli indagati, di cui 28 italiani. Tra gli arrestati spiccano i due dipendenti del ministero dell'Interno, Francesco Alessi di Monserrato e Pier Paolo Farci di Selargius, rispettivamente segretario e funzionario della segreteria della Commissione rifugiati della Prefettura.

I due, scrive la Gip Maria Cristina Ornano nelle 89 pagine dell'ordinanza di custodia, "assicuravano la celerità delle pratiche degli immigrati paganti compiendo materialmente l'inserimento prioritario abusivo dei nominativi" e "falsando l'ordine cronologico delle audizioni". I due poi millantavano il buon esito delle domande. Le indagini hanno comunque escluso ogni coinvolgimento dei membri della Commissione. Tra i destinatari dei provvedimenti ci sono anche due interpreti bengalesi, Sasanka Kundu e Asad Molla i quali, secondo le accuse, avrebbero "sfruttato il loro ruolo di interpreti - si legge ancora nell'ordinanza - con possibilità di aggiustare le storie e i racconti che ognuno dei richiedenti asilo dichiarava in Commissione". Al vertice dell'organizzazione ci sarebbe stato l'ex presidente della Comunità bengalese a Cagliari, Abu Salam: insieme ad altri complici avrebbe procacciato i 'clienti' promettendo loro facilitazioni per il rilascio del permesso di soggiorno.

Un business imponente con epicentro Cagliari, stando alle risultanze dell'inchiesta: il capoluogo, infatti, stava diventando un centro di smistamento per i migranti bengalesi già presenti in Italia, molti dei quali a Napoli, Roma e Milano. Le indagini di Squadra Mobile e Digos sono partite nel 2017 quasi in contemporanea. Il giro d'affari non è stato quantificato, ma attraverso le intercettazioni telefoniche e ambientali sono stati ricostruiti numerosi passaggi di tangenti. Gli stessi segretari della Commissione sono stati ripresi della telecamere nascoste mentre contavano il denaro. Ma adesso, ha commentato il ministro Salvini, "grazie alla Polizia la pacchia è finita".

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