Sardegna: deturpate rocce Cala Liberotto

Sardegna
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Denuncia associazione, cafoni che diventano delinquenti

Una denuncia contro ignoti e l'offerta di alcune ditte, contattate dal Comune, di intervenire gratuitamente per la pulizia. Sono le contromosse del sindaco di Orosei, Nino Canzano, dopo lo scempio ambientale messo a segno lo scorso weekend a Cala Liberotto, dove alcuni vandali hanno deturpato con una vernice rossa diverse rocce sulla spiaggia. "Un gesto del genere è stato messo in atto deliberatamente non per disinformazione o ingenuità, ed è giusto che si faccia tutto il possibile per perseguirlo - spiega Canzano all'ANSA - Per la nostra costa si tratta di un danno gravissimo e dobbiamo attuare ogni deterrente per scoraggiare gesti del genere".

Il primo cittadino si sta occupando anche delle operazioni di pulizia delle rocce imbrattate. "I nostri tecnici hanno valutato che l'unico modo di intervenire è quello di ripulire la vernice rossa con la sabbiatrice - spiega Canzano - Abbiamo già contattato un paio di ditte che si sono offerte di effettuare i lavori a titolo gratuito. Credo che riusciremo a intervenire nel giro di un paio di giorni, giusto il tempo di avvisare la Capitaneria di porto e la Forestale, essendo la spiaggia terreno demaniale. Ci dobbiamo solo augurare - è l'auspicio del sindaco - che la vernice non sia indelebile".

AMBIENTALISTI, "SONO DELINQUENTI" - "Siamo alle solite. Uno crede d'essere un artista e sente di doversi esprimere. Ecco il risultato, uno scempio. Ora è la volta delle rocce di Cala Liberotto, sulla costa di Orosei". La denuncia arriva da Stefano Deliperi, portavoce del Gruppo d'Intervento Giuridico, dopo le reazioni a catena sui social alla notizia dell'ennesimo attacco vandalico al patrimonio ambientale della Sardegna. Sulle rocce di una delle spiagge più belle della costa nuorese sono comparsi tratti di vernice rossa, nelle intenzioni degli autori la loro 'firma'.

Non è la prima volta, e non solo in Sardegna, ricorda l'associazione ambientalista. "Dai semplici muri alle chiese appena restaurate, dalle torri costiere al Colosseo, i cafoni diventano delinquenti - spiega Deliperi - Non è street art, non si tratta di dar lustro a muri degradati, è vandalismo. Non siete Banksy, siete cafoni e delinquenti. Sarebbe ora che queste zucche vuote capissero qualcosa o, in alternativa, subissero le conseguenze del loro sottovuoto cranico".

Secondo il Grig, "in un solo gesto, se il cafone agisce su monumenti o in zona tutelata con vincolo paesaggistico (coste, centri storici, ecc.), compie almeno un paio di reati: danneggiamento (art. 635 codice penale), degrado di beni tutelati con vincolo ambientale/paesaggistico (art. 181 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). E se il bene è tutelato con vincolo culturale, compie un ulteriore reato: art. 169 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.".

   

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