Lascia eredità a Comune, causa da 1mld

Sardegna
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Processo a Nuoro, terreni e immobili sono stati già venduti

Il Comune di Siniscola rischia di dover pagare un maxi risarcimento di 1 miliardo di euro chiesto dagli dai due eredi del nobile cavalier Giovanni Pusceddu, morto nel 1911 dopo aver lasciato tutti i suoi beni ad alcuni enti caritatevoli e alla stessa amministrazione comunale, vincolandoli però alla costruzione di un ospedale a favore dei poveri. Ma l'opera non è mai stata realizzata e quei beni nel frattempo sono stati quasi tutti venduti. La notizia, anticipata da La Nuova Sardegna, è stata confermata all'ANSA dal sindaco Gianluigi Farris.

Gli eredi del nobiluomo, dopo aver quantificato il valore della cospicua eredità - centinaia di ettari sul litorale dove sono state realizzate e poi vendute le lottizzazioni di S'Ena e Sa Chitta e Sa Petra Ruia, decine di immobili e terreni edificabili - hanno fatto causa al Comune. Pretendono la restituzione degli appezzamenti perché ritengono nulle le compravendite chiuse col patrimonio del lascito, vincolate alla nascita dell'ospedale.

In alternativa viene chiesto al giudice un risarcimento di 1 miliardo di euro. Il processo si è aperto in tribunale a Nuoro il 27 novembre scorso e la nuova udienza è stata fissata per il 14 maggio. "Stiamo preparando un comunicato perché la comunità vuole sapere - annuncia il sindaco Farris dicendosi comunque tranquillo - E' una vicenda annosa: quello che posso dire è che il procedimento non sta togliendo il sonno all'amministrazione".

AVVOCATO COMUNE, RICHIESTA INFONDATA - "Il ragionamento giuridico della controparte è infondato, in ogni caso per noi vale il proverbio: non dire gatto se non ce l'hai nel sacco. E in questo momento gli eredi del cavalier Pusceddu nel sacco non hanno niente". Così all'ANSA l'avvocato Giuseppe Longheu, che rappresenta il Comune di Siniscola nel processo in corso a Nuoro per la causa intentata dagli eredi del nobiluomo per ottenere un maxi risarcimento di un miliardo di euro.

I due, Claudio Marceddu e Paola Antonia Orunesu, assistiti dall'avvocato Carmine Grieco, rivendicano la restituzione dei terreni o in alternativa il valore del lascito - non onorato con la realizzazione di un ospedale per i poveri - stimato appunto in 1mld. Tutto è iniziato tre anni fa quando i due eredi decidono di riappropriarsi di una parte del lascito del cavaliere, il Santuario e la Corte di Sant'Elena sul litorale di Siniscola, da decenni di proprietà del Comune, rompendo il lucchetto e mettendone uno nuovo. A scoprirlo è il prete del paese quando deve entrare nel Santuario per la festa.

Per i due quei terreni sono di loro proprietà ma decidono che per due anni continueranno a mettere a disposizione il Santuario perché si svolga la festa. Solo lo scorso anno il Comune di Siniscola decide di fare causa agli eredi per rivendicare il possesso del Santuario. Marceddu e Orunesu rispondono con una seconda causa, chiedendo all'amministrazione il maxi risarcimento. Il legale dei due ha già depositato in tribunale 36 pagine di memorie con allegati 600 documenti, più una corposa relazione tecnica con la perizia e la stima di ogni singolo bene. Anche la controparte ha depositato le proprie memorie. Il 14 maggio, nella seconda udienza del processo, la giudice monocratica Federica Meloni dovrà decidere sull'ammissione delle prove.

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