Donne e società, parla Anna Finocchiaro

Sardegna
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Ospite ateneo Cagliari avverte "presenza nelle elite non basta"

La presenza delle donne in Parlamento, nel Governo o nei Consigli regionali o comunali è importante. Ma non è tutto: è altrettanto fondamentale che presenza e protagonismo femminile siano non solo nelle élite, ma anche nella società. È il messaggio lanciato da Anna Finocchiaro, magistrata ed ex parlamentare, già ministra dei Rapporti con il Parlamento nel governo Gentiloni e ministra alle Pari opportunità nel primo governo Prodi, ospite del terzo seminario del percorso-concorso "Il bello e la sfida di essere donna", promosso dall'Università di Cagliari.

"La storia recentissima di questi giorni - ha detto - ci dà in Italia e altrove il senso di questa capacità femminile di determinare scelte importanti". "La manifestazione di Torino è un esempio - ha spiegato - l'altro è la partecipazione e la forza che le donne hanno messo in campo nelle elezioni americane. Ragionare delle élite è indispensabile: non ci devono essere limiti per l'accesso alle cosiddette stanze dei bottoni".

"E' infatti altrettanto importante - ha chiarito Finocchiaro - che venga riconosciuto il ruolo della donna nella società in tutte le sue espressioni". Nella conversazione in aula magna davanti agli studenti, l'ex parlamentare ha tracciato la storia della Repubblica evidenziando il percorso a ostacoli delle donne. Ad esempio nell'accesso alla magistratura. "È stato negato sino al 1963 - ha ricordato - in contraddizione con i principi della Costituzione che evidentemente era un testo eretico nei confronti non solo della dittatura e del fascismo.

Ma anche degli assetti della società di allora per i quali alla donna competeva solo la sfera privata, mentre l'uomo poteva essere protagonista della sfera pubblica. Ora ci sono più donne magistrato che uomini". "Nella mia famiglia ho trovato un terreno assolutamente fertile - ha confessato - né io né mia sorella siamo mai state frenate o ostacolate. Mia nonna, che era nata nel 1881, si laureò prima in fisica e poi in matematica, insegnò fuori casa, ebbe tre figli maschi. E non votò mai. Questo ha lasciato un segno nella storia della mia famiglia". Non votò mai perché il diritto alle donne fu concesso solo dopo il 1948.
   

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