L'indagine della Guardia di Finanza a Bologna
Arrivavano a percepire fino a 1.200 euro al mese di reddito di cittadinanza, ma non ne avevano diritto. Per ottenerlo, qualcuno non aveva comunicato correttamente i redditi percepiti o la composizione del nucleo familiare, altri avevano tenuto nascosto il possesso di auto di grossa cilindrata. Sono 44 le persone, tutte residenti nei principali campi nomadi di Bologna, denunciate dalla Guardia di Finanza per i reati di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Gli indagati abitano in gran parte negli accampamenti di via Erbosa, via Persicetana e via Dozza, a Bologna, oltre che in quello di via Tomba Forella a San Lazzaro di Savena. Rischiano la pena della reclusione da due a sei anni e sono stati segnalati alla Direzione Provinciale dell'Inps per l'immediata revoca dell'erogazione del beneficio. I finanzieri hanno inoltre attivato la procedura per il recupero delle somme erogate che, allo stato attuale dei conteggi, ammontano complessivamente a circa 850 mila euro.
L'indagine è partita dalla scoperta, nei mesi scorsi, di una cittadina di origini romene che percepiva il beneficio sebbene fosse agli arresti domiciliari, insieme ad un altro membro della sua famiglia. Dopo quella vicenda, i controlli sono stati estesi ad altri 87 nuclei familiari residenti all'interno dei quattro campi nomadi e hanno portato a smascherare altre irregolarità in almeno 44 casi. Lo stratagemma era sempre lo stesso: nelle autocertificazioni per ottenere il reddito di cittadinanza, venivano omessi dati essenziali, fondamentali per l'esatto calcolo dell'Isee.