Missione a Leopoli con la Comunità Papa Giovanni XXIII
"A 7-8 giorni dall'inizio del conflitto ancora a Leopoli, ad oggi, non c'è una Ong internazionale. Gli unici interventi sono locali, e spontanei. C'è la Croce Rossa ma locale ma non internazionale". È l'Sos che arriva dalla città ucraina a Ovest del Paese, dove in questi giorni si stanno riversando milioni di profughi in fuga, nella testimonianza diretta di Kristian Gianfreda, assessore del Comune di Rimini che ha effettuato una missione sul posto insieme a una delegazione della Comunità Papa Giovanni XXIII.
"Toccare con mano e capire qual è la situazione cambia la prospettiva delle azioni, degli interventi", dice all'ANSA Gianfreda mentre si trova a Berehove, praticamente al confine dell'Ucraina con l'Ungheria. È in auto con due membri della Papa Giovanni XXIII e due giornalisti Rai: sono partiti alle 7 stamattina da Leopoli per far rientro, si spera in nottata, in Italia. "Quello che si percepiva già da Rimini quando abbiamo cominciato a raccogliere i primi aiuti - dice - è che non si sapeva bene a chi e dove inviarli. C'era una grande disponibilità ma difficoltà nel convogliarla. Allora ho deciso di partire".
"Anche in Italia la disponibilità non è ancora organizzata, arriva da tanti canali non ufficiali. Serve organizzazione e serve fare in fretta. A Leopoli gli ospedali chiedono farmaci, non c'è il pane". E il fiume umano di profughi in arrivo è inarrestabile. Altro aspetto: "Sono andato anche per far sentire la vicinanza della nostra nazione alla popolazione ucraina, che è in una forte condizione di percezione di isolamento e solitudine di fronte a una forza micidiale come quella russa". Oltre alla presenza "urgente" di Ong internazionali, per Gianfreda, il bisogno più importante è legato alle persone più fragili, "bambini disabili, autistici, e anziani".