Sanità: a Bologna più trapianti con la 'scatola' salva cuore

Emilia Romagna

Al Sant'Orsola, conserverà gli organi pulsanti durante trasporto

Conserva il cuore vivo e battente prima del trapianto e, se ce n'è bisogno, lo cura. Si chiama 'Organ care system' ma è conosciuto come 'Il cuore in una scatola': è il macchinario innovativo - presentato oggi a Bologna - che permetterà di aumentare ancora di più il numero dei trapianti possibili. La previsione che fanno i professionisti del Policlinico universitario Sant'Orsola è di riuscire ad eseguire 4 o 5 interventi in più all'anno, all'interno di una struttura che è già tra i primi centri italiani in questo settore. Nel 2021, infatti, al Sant'Orsola sono stati eseguiti 31 trapianti di cuore ma ora l'obiettivo è migliorare ancora con il nuovo macchinario, oggi usato in pochissimi ospedali italiani, tra i quali il Niguarda di Milano.

A portare 'il cuore in una scatola' a Bologna è stata la Fondazione Sant'Orsola, che grazie alla generosità di 998 donatori, in piena pandemia è riuscita a raccogliere i 225mila euro necessari per acquistarla. "Questa è una attrezzatura che serve alla conservazione in maniera avanzata e innovativa del cuore", ha sottolineato la direttrice generale dell'Irccs Sant'Orsola, Chiara Gibertoni. "Il cuore è una donazione preziosa e bisogna fare di tutto per non sprecarla. Inoltre, trapiantare un cuore in non completa efficienza è un rischio". L'Organ care system, tramite un meccanismo di perfusione extra-corporea, permette di mantenere il cuore caldo e battente fino a 8 ore dopo il prelievo dell'organo. "Senza questo macchinario un cuore viene fermato e conservato in ghiaccio - ha spiegato il dottor Luca Botta, che l'ha già utilizzata al Niguarda - ma maggiore è il tempo in cui il cuore rimane fermo maggiori sono le probabilità di insuccesso del trapianto". Il nuovo macchinario (che al Sant'Orsola non è stato ancora utilizzato) riduce quindi radicalmente il cosiddetto "tempo di ischemia", in cui aumentano i rischi di deterioramento per l'organo da trapiantare.

Poter mantenere il cuore in funzionamento all'interno della macchina, ha spiegato ancora Botta, consentirà di incrementare il numero di organi a disposizione, andandoli a prendere "anche all'estero", e monitorando preventivamente i parametri dell'organo, 'curando' il cuore con farmaci e interventi adeguati prima del trapianto, rendendo così utilizzabili anche organi che altrimenti sarebbero stati scartati in via precauzionale. Alla campagna di raccolta fondi 'Mi batte forte il cuore', lanciata un anno fa dalla Fondazione Sant'Orsola, oltre a semplici cittadini hanno risposto anche alcune realtà importanti come Fideuram e Coop Alleanza 3.0.

 

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