Lavoro di ricerca ventennale, a cura del musicologo Di Stefano
Anche se nell'anno del suo 40esimo anniversario, il 2021, l'italiana Fazioli ha trionfato con un suo pianoforte grancoda al Concorso Chopin di Varsavia (la più prestigiosa competizione pianistica al mondo vinta dal canadese Bruce Liu), per gli amanti di musica e per i frequentatori di sale da concerto sinonimo di pianoforte rimane Steinway & Son: lo dimostra un recente studio secondo il quale il 98% dei concertisti sceglie di suonare uno strumento della celebre casa fondata nel 1853 a New York da un immigrato tedesco. Eppure il pianoforte è uno strumento italiano, inventato a Firenze intorno al 1700 dal cembalaro padovano Bartolomeo Cristofori, e da allora ha avuto un enorme impatto sulla storia della musica degli ultimi tre secoli, divenendo di fatto uno degli strumenti musicali più diffusi e amati. Questo e moltissimo altro è raccolto nell'ampio volume, circa 650 pagine, 'Il pianoforte in Italia', curato dal musicologo Giovanni Paolo Di Stefano, presentato al Museo di San Colombano - Collezione Tagliavini di Bologna.
Frutto di un progetto di ricerca ventennale, nel quale la casa editrice che doveva realizzarlo è fallita e il suo ideatore Marco Di Pasquale è morto, il lavoro ha coinvolto alcuni dei massimi esperti dell'argomento (da Matteo Messori a Patrizio Barbieri, da Renato Meucci a Luigi Ferdinando Tagliavini ad Anna Zareba, per citarne alcuni) ed è culminato in un convegno internazionale che si è tenuto nel 2019 proprio nel museo bolognese di Via Parigi.
Il testo analizza il ruolo che le attività manifatturiere, legate alla fabbricazione del pianoforte, hanno ricoperto nella cultura e nell'economia italiana tra gli anni successivi all'invenzione dello strumento e l'età contemporanea. Non limitandosi alla ricostruzione delle vicende storiche che determinarono la diffusione dello strumento, ma approfondendo gli aspetti tecnologici di un larghissimo numero di pianoforti storici di costruzione italiana, di cui si conservano esemplari in musei e collezioni in tutto il mondo (uno dei più antichi, realizzato a Firenze nel 1746 da Giovanni Ferrini, si trova nel Museo di San Colombano).
Il libro, edito dalla lucchese LIM, si compone di tre parti e 18 saggi: una prima sul fenomeno della costruzione del pianoforte in Italia, una seconda sezione approfondisce alcune figure di costruttori italiani (da Torino a Palermo, da Napoli a Bologna si scoprono centinaia di artigiani che si sono cimentati con questo strumento) e, infine, una terza con le schede tecniche e le foto di 26 pianoforti storici. Ma la nuova conservatrice del Museo di San Colombano, Catalina Vicens (succeduta a Liuwe Tamminga, recentemente scomparso e a cui il volume è dedicato), è andata oltre, affiancando alla presentazione del libro anche una sezione concertistica: Claudio Brizi ha eseguito musiche di Cimarosa e Clementi su un pianoforte a tavolo della sua collezione, costruito a Bologna intorno al 1800 da Luigi Violi e recentemente restaurato, mentre Costantino Mastroprimiano ha suonato brani di Johann Christian Bach, Francesco Pollini, Muzio Clementi e Beethoven, su quattro pianoforti, tre dei quali viennesi costruiti da Schanz e da Stein tra il 1795 e 1833, e uno di Baldassare Pastore, costruito a Milano nel 1799.
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