Abbreviato negato a semi-infermo mente, caso alla Consulta

Emilia Romagna

Il processo a Bologna per figlio che uccise padre a martellate

Negare l'accesso al rito abbreviato, e quindi alla conseguente diminuzione della pena, a una persona accusata di omicidio e dichiarata semi-inferma di mente può violare la Costituzione. Su questi presupposti la Corte di assise di Bologna ha chiesto l'intervento della Consulta, accogliendo l'eccezione presentata dai difensori di un 60enne a processo per aver ucciso a martellate, il primo novembre 2020, l'anziano padre, a Bologna in via Emilia Ponente.
    I giudici bolognesi, presieduti da Domenico Pasquariello, hanno dunque sospeso il dibattimento in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale, a cui hanno mandato gli atti. I difensori dell'imputato, avvocati Andrea Gaddari e Francesco Gaspardini, avevano sollevato questione di costituzionalità, sostenendo che una persona con vizio parziale di mente non possa accedere all'abbreviato per un reato punibile con l'ergastolo rappresenta una disparità di trattamento nel momento in cui invece lo stesso rito può essere concesso a un minorenne, che come il semi-infermo deve essere considerato 'semi-imputabile'.
    Nel caso del 60enne era stato accertato, con una perizia psichiatrica svolta con incidente probatorio nel corso delle indagini preliminari, che aveva una capacità di intendere e volere fortemente scemata per infermità psichica. Precludere il rito speciale a una persona semi-imputabile per vizio parziale di mente violerebbe dunque, per la Corte d'assise, l'articolo 3 della Costituzione, sull'uguaglianza e pari dignità sociale dei cittadini davanti alla Legge, "per irragionevole disparità di trattamento rispetto al semi-imputabile per età" oltre ad andare in contrasto con le norme che impongono una decisiva diversificazione, rispetto al sistema punitivo generale, dei soggetti infermi di mente.

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