Unioncamere, flessione trainata da commercio e servizi
Pesano gli effetti della pandemia sulle forze lavoro in Emilia-Romagna: nel secondo trimestre 2020 si è registrata una decisa inversione che interrompe il trend positivo che durava da più di quattro anni. A fine giugno i lavoratori sono 36.148 in meno (-2,1%). Crescono i lavoratori delle costruzioni, tengono nell'industria, si riducono nell'agricoltura e nel commercio. È quanto emerge da uno studio di Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del registro imprese Camere di commercio sugli addetti delle localizzazioni di impresa con sede legale in regione o altrove.
A livello nazionale i lavoratori sono diminuiti dell'1,3% nel secondo trimestre, elemento che secondo gli analisti si spiega con la maggiore forza con la quale la pandemia ha colpito il nord d'Italia nella prima parte dell'anno. In regione la tendenza è determinata dai dipendenti (-2,2%), mentre è più contenuta negli indipendenti (-1,6%).
Quanto ai macrosettori, la flessione non è omogenea: il dato trimestrale tendenziale regionale è stato determinato dal settore dei servizi, nel quale gli addetti sono scesi del 3,4% in un anno. La riduzione deriva dal terziario, commercio escluso, che ha pagato duramente lo scotto delle misure di prevenzione della pandemia (-3,9%). Nel commercio dinamica inferiore, con un calo del 2,2%. L'industria ha mostrato una discreta tenuta (-0,1%). Nelle costruzioni, che resiste grazie a misure di stimolo prefigurate dai provvedimenti governativi, i lavoratori sono lievemente aumentati (+0,4%).