Sos organico in Corte, 'e a breve arriva il processo Aemilia'
Ogni anno nel distretto della Corte di Appello di Bologna circa duemila processi penali non si riescono a celebrare, vengono accantonati. "Marciscono, come zucchine lasciate nella dispensa": l'immagine è del giudice Stefano Valenti, coordinatore delle sezioni penali che descrive con preoccupazione la situazione dell'ufficio già fotografata dal dossier della Cgia di Mestre: organico fortemente insufficiente rispetto alla mole di lavoro e squilibrato rispetto a altre regioni, se si guarda al rapporto magistrati-popolazione: 1,1 ogni 100mila abitanti, rispetto ai 6,2 di Reggio Calabria e i 4,2 di Messina.
Ma se in passato il Meridione è stato rinforzato in previsione dei processi di Mafia, 'Ndrangheta e Camorra, "è ormai accertato - sottolinea Valenti - che la criminalità organizzata si è insediata con ampiezza in Emilia". E sarà proprio il 2/o grado del processo Aemilia, in arrivo nei prossimi mesi, a ingolfare ulteriormente i giudici della Corte, se non interverrà un aumento di organico. Già il primo 'Aemilia', cioè l'appello del rito abbreviato "ha visto crollare la produttività della terza sezione", visto che tre giudici sono stati occupati unicamente da quello per mesi. Ora "dedicheremo un intero collegio, tre giudici su otto della seconda sezione, per una cinquantina di udienze almeno, tre a settimana, più il tempo per redigere la sentenza per i due relatori".
In più, se è vero che anche l'Emilia-Romagna ha ora la 'Ndrangheta, altre regioni non hanno la sua economia: "E' notorio il dato che la riviera romagnola è uno dei bacini di criminalità attiva più fiorenti e attivi d'Italia". Tutto questo va misurato con i numeri, secondo cui la Corte di Bologna è quella in maggiore sofferenza per i processi sopravvenuti, indicatore "puntuale della domanda di giustizia", come segnala la Cgia. Negli ultimi dieci anni in media arrivano in appello, "collo di bottiglia del sistema processuale penale" circa 6.500 processi nuovi ogni anno, l'anno scorso oltre settemila. E quanti se ne definiscono? Senza contare quelli per cui si dichiara la prescrizione, le definizioni 'nette' sono circa quattromila all'anno, se va bene 4.500. Il resto, circa duemila giudizi, marcisce, in vista della sicura 'morte per prescrizione', che comunque porta via tempo ed energie all'ufficio.
"Anche l'ultimo degli imprenditori capirebbe - osserva Valenti - che per migliorare la capacità di confezionamento della merce ci sono due strade. O farne arrivare meno, o aumentare le scatole dove metterla". Tradotto: ridurre i flussi in entrata, da un lato. Con riforme normative che limitino la proponibilità dell'appello o che ne semplifichino il rito, con udienze camerali non partecipate sul modello di quanto avviene in Cassazione. Dall'altro, propone Valenti, destinando maggiori forze a chi ne ha più bisogno. "L'aumento di organico previsto dal comma 379 della Manovra' (600 giudici in tre anni) andrebbe dedicato quasi per intero alle Corti di Appello, privilegiando quelle del Nord Italia". In modo proporzionato ai dati reali: sopravvenienze, popolazione e Pil.
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