Questore, a Verrès nessuna baby gang ma emulazione social

Valle D'Aosta

'Massima attenzione a fenomeno, pronti a vietare uso telefono'

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A Verrès "esiste sicuramente un problema di percezione di sicurezza" ma "nella realtà valdostana parlare di baby gang" non è corretto, perché è "necessario chiamare i fenomeni con i giusti termini". Così il questore di Aosta, Ivo Morelli, dopo la riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica (Cosp) convocato a Palazzo regionale per affrontare le problematiche legate al disagio giovanile nel comune della bassa Valle.
    "C'è un gruppo di ragazzi un po' più turbolento, che però - ha spiegato il sindaco di Verrès, Alessandro Giovenzi - non è da contestualizzare nell'ambito scuola. Sono maggiorenni, sono già usciti dal percorso scolastico. Quindi è da attenzionare maggiormente questo fenomeno. E' stato un confronto proficuo, tutte la parti attorno al tavolo si sono impegnate affinché venga preso in seria considerazione il problema".
    Il questore Morelli spiega: "Li definiamo dei ragazzi che ancora non hanno capito quali sono le conseguenze di un'eccessiva modalità di divertimento, vuoi stimolata dal fatto di abusare probabilmente anche di alcolici". A distinguerli dalle baby gang è, ad oggi, "l'assenza di reati". C'è stata "l'accensione di fumogeni simulando di fare il tifo organizzato, foto e video mentre si calano il passamontagna in auto. C'è questa spinta verso l'identità, emulativa di quello che vedono" sui social media. "Poi vedremo cosa pubblicano: se pubblicano cose sbagliate, monitorandole, possiamo anche porre in essere delle misure di prevenzione, che impediscano al ragazzo l'utilizzo del telefono per un mese, per tre mesi".
   “Non parliamo - ha sottolineato il questore Morelli - di mille gruppi, o di risse tra gruppi, no. Parliamo di un gruppo che da solo si è manifestato in maniera un po’ più decisa, sul quale già l’Arma dei carabinieri stava facendo degli accertamenti e che verranno ulteriormente approfonditi. Proprio per far capire a questi giovani che quel tipo di comportamento può avere una deriva negativa per il loro futuro. Perché quando si è in gruppo vengono trascinati anche ragazzi perbene, che hanno famiglie alle spalle e che probabilmente devono fare uno sforzo in più per gestirli, per capire cosa fanno, come utilizzano il telefonino”. Oltre a questo aspetto, ha spiegato Morelli, esiste anche “il fenomeno di una cittadina di 2.500 abitanti che ha una struttura scolastica che riceve 900 persone. Quindi il maggior monitoraggio del momento dell’arrivo e del momento dell’uscita sicuramente fa parte dell’attività che possiamo implementare. Bene ha fatto l’istituto scolastico a differenziare l’orario di uscita tra superiori e medie proprio per evitare che si fermino 300-400 persone anziché 150 in un’ora e 150 in un’altra ora”.

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