Difesa, non abbiamo potuto visionare gli atti
Si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande del gip Maria Rita Bagalà, 52 anni, l'avvocato aostano agli arresti domiciliari da lunedì scorso nell'ambito dell'inchiesta Alibante della procura distrettuale di Catanzaro. Il legale è accusato di concorso in associazione esterna di stampo mafioso.
Questa mattina, si è svolto l'interrogatorio di garanzia per rogatoria, davanti al gip di Aosta. "Come previsto ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. - spiega il difensore dell'indagata, Mario Murone - Per ora non abbiamo ancora chiesto il riesame, perché non abbiamo potuto visionare gli atti a parte l'ordinanza. Ci è stato dato un cd che avrebbe dovuto contenere gli atti di indagine, ma non si apre. Anche per questo motivo, non avremmo potuto fare scelte diverse da quelle fatti oggi".
Per l'accusa, Maria Rita Bagalà, sotto la regia del padre Carmelo Bagalà considerato il capo del clan, "partecipava alla cosca", garantendo "l'amministrazione dei diversi affari illeciti": lo scrive il gip di Catanzaro, Matteo Ferrante, nell'ordinanza di custodia cautelare sottolineando che l'avvocato Bagalà, oltre a essere la "mente legale del clan", curava gli interessi economici e finanziari del sodalizio. E aveva assunto anche il ruolo di prestanome della società Calabria Turismo srl ed era l'intestataria dei beni patrimoniali e delle quote societarie della consorteria "costituenti il provento illecito della varie attività delittuose del clan".
Accuse che il legale della donna respinge, sostenendo che "le operazioni sono state fatte tutte in maniera trasparente".