Sei nuove pietre d'inciampo ad Ancona

Marche
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Comunità ebraica, restituisce identità deportati campi nazisti

(ANSA) - ANCONA, 25 GEN - "Un modo per restituire identità, dignità e memoria a quanti furono deportati nei campi di sterminio nazisti e per vigilare contro la rinascita dell' l'antisemitismo". Con queste parole i due presidenti della Comunità ebraica di Ancona Marco Ascoli Marchetti e Manuela Russi hanno spiegato in sinagoga il significato delle sei nuove 'pietre d'inciampo' inaugurate nel capoluogo dorico e poste di fronte alle abitazioni dei deportati. Ideate e realizzate dall'artista Gunter Demning, che ne ha realizzate oltre 70 mila in tutta Europa, sono pietre incastonate nel selciato e ricoperte da una placca d'ottone col nome e la data di nascita e di morte dei cittadini fatti prigionieri, per lasciare nel tessuto urbano e sociale delle città un segno tangibile della loro esistenza. Così quelle in via Astagno 10 dedicate ai fratelli Romilde e Umberto Coen, arrestati nel 1944 deportati e morti ad Auschwitz, e l'altra in via Bernabei 12 che porta il nome di Alberto Pacifici, segretario della Comunità ebraica di Ancona ai tempi del rabbino Elio Toaff, imprigionato e assassinato ad Auschwitz. Ma ci sono anche Erica e Mosé Coen, che abitavano in corso Garibaldi 28, proprietari dell'elegante albergo ristorante Toms, entrambi deportati e trucidati ad Auschwitz. Infine la pietra dedicata ad Andrea Lorenzetti in piazza Cavour 10, che non era ebreo, ma fu arrestato nel 1944 per la sua appartenenza politica al partito socialista che si opponeva al regime, morendo l'anno dopo a Mauthausen. "Mio padre - ha ricordato oggi il figlio - non aveva nessuna voglia di fare l'eroe, ed aspirava solo a lavorare e a fare carriera per mantenere la sua famiglia, ma di fronte ai soprusi del nazifascismo ha deciso di reagire pagando con la morte". Alla cerimonia d'inaugurazione c'erano oggi anche numerosi studenti delle scuole superiori di Ancona assieme ad esponenti dell'Anpi e ai parenti delle vittime, che hanno contribuito a raccontare la storia dei deportati come testimonianza di una memoria da tramandare dalle vecchie alle giovani generazioni. Per il presidente del Consiglio regionale delle Marche Antonio Mastrovincenzo, tra i promotori dell'iniziativa, "ricordare significa impegnarsi costantemente a combattere ogni forma di violenza, ingiustizia e discriminazione". "Le pietre d'inciampo - ha aggiunto - rappresentano presidi di cultura, punti fermi della nostra memoria contro l'indifferenza e ci invitano al coraggio e al dialogo". Presente anche il l'assessore alla Cultura del Comune di Ancona Paolo Marasca.

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