Clima, ecco Limenet: la tecnologia per la rimozione della Co2

Ambiente
Alberto Giuffrè

Alberto Giuffrè

Al Politecnico di Milano e all’Università Bicocca è stata presentata una innovativa tecnologia che trasforma l’anidride carbonica contrastando il riscaldamento globale. Ecco come funziona

Trasformare l’anidride carbonica, cioè la principale responsabile della crisi climatica. Trasformarla in una soluzione acquosa che, al tempo stesso, può avere effetti benefici sul mare. Tutto grazie a una tecnologia che si chiama Limenet, come la startup che l’ha brevettata. Una società benefit presentata a Milano in un due appuntamenti, al Politecnico e all’Università Bicocca.

Come funziona Limenet

Semplificando, ecco come funziona Limenet. Partiamo dall’Oceano che, in maniera naturale, è già in grado di assorbire anidride carbonica e di stoccarla nelle rocce. Basti pensare alle stalattiti e alle stalagmiti che vediamo in alcune grotte. È il cosiddetto ciclo geologico del carbonio. Un processo che però richiede tempi estremamente lunghi. La soluzione di Limenet accelera questi tempi, come dimostra un progetto pilota avviato a La Spezia.  

Emissioni negative di Co2

Nella fase finale del processo di Limenet, avviene la vera e propria produzione di emissioni negative di Co2. L’anidride carbonica può essere infatti rimossa da ventilatori di grosse dimensioni che filtrano l’aria atmosferica catturandone la Co2 in eccesso o da processi industriali, da “ciminiere” di navi o industrie dove si può catturarla attraverso filtri industriali. Successivamente l’anidride carbonica viene fatta reagire con la calce spenta decarbonizzata prodotta da Limenet per generare bicarbonati di calcio. Questi, dispersi successivamente in mare, ne garantiscono l’aumento di alcalinità e quindi possibili benefici contrastando l’acidificazione.

L’importanza della rimozione di anidride carbonica

“Siamo in una fase di raccolta fondi”, spiega il Ceo e fondatore di Limenet Stefano Cappello: “Abbiamo fatto degli esperimenti scientifici negli ultimi due anni in cui abbiamo validato la tecnologia”. Ma perché è così importante investire nelle tecnologie per la rimozione della Co2? Il perché ce lo spiega Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano: “Dopo aver fatto il massimo per ridurre il più velocemente possibile le emissioni di gas serra – spiega – avremo una seconda parte del lavoro che sarà quella di togliere dall’atmosfera miliardi di tonnellate di Co2 che saranno già presenti. Questo perché i livelli che avremo quando avremo finito la decarbonizzazione non saranno compatibili con gli obiettivi ambiziosi dell’accordo di Parigi”. 

Dai laboratori agli impianti industriali

Insomma, la rimozione della co2 non è un’alternativa alla riduzione delle emissioni che è il compito più urgente che ci attende fino a metà secolo. Ma come un percorso complementare che però deve iniziare adesso. Se questo decennio sarà ancora quello dei laboratori, il successivo dovrà essere quello degli impianti industriali e di una tecnologia matura.

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