Antartide, fuga di metano dal fondo del mare preoccupa gli scienziati

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I ricercatori credono che la fuga sia dovuta al surriscaldamento delle acque, condizione che ritengono "incredibilmente preoccupante"

Con la fine dell'Era Glaciale, avvenuta 12 mila anni fa, ci fu il ritiro dei ghiacci, che provocò massicce emissioni di metano da strutture disseminate sul fondale dell'Oceano Artico. Il riscaldamento globale, che oggi preoccupa gli scienziati di tutto il mondo, potrebbe ricreare le condizioni affinché succeda di nuovo. È ciò che pensano Andrew Thurber e il suo team. Gli studiosi dell'Oregon State University degli Stati Uniti hanno infatti rilevato una fuga di gas dai fondali del mare antartico.

Il ruolo del riscaldamento globale

Come riporta il Guardian, la fuga è stata individuata a 10 metri di profondità, nella zona nota come Cinder Cones, nel McMurdo Sound. Gli esperti dell'Oregon State University sono convinti che nelle acque che circondano l'Antartide siano conservate grandi quantità di gas metano. Con il riscaldamento delle acque, le fughe potrebbero farsi più consistenti. I primi rilasci gassosi sono stati individuati nel mare di Ross; il riscaldamento, al momento, non è per fortuna così siginificativo da poter avvalorare la teoria che lega questo fenomeno ai cambiamenti climatici.

Il ruolo chiave dei microbi

La fuga di gas è stata individuata casualmente da alcuni sub nel 2011. Ma ci sono voluti cinque anni prima che gli scienziati potessero tornare e studiare il fenomeno nel dettaglio. "Il ritardo nel consumo del metano è la scoperta più importante - spiega Andrew Thurber - Non è una buona notizia. Ci sono voluti più di cinque anni perché i microbi si manifestassero e, nonostante ciò, il metano fluiva rapidamente dal fondale marino". I microbi giocano un ruolo chiave nell'indicare lo stato del giacimento gassoso. "Nella maggior parte degli oceani, il metano che fuoriesce dal fondo del mare viene consumato dai microbi sedimentati sul fondo o nella colonna d'acqua, proprio sopra la fuga. Ma la lenta crescita dei microbi nel sito di Cinder Cones, e la sua profondità, sta a significare che il metano quasi certamente si diffonde nell'atmosfera", ha aggiunto Thurber.

Il fatto che la regione del permafrost non riesca più a fermare l'esfiltrazione gassosa preoccupa non poco gli scienziati. La buona notizia è che il fenomeno offre agli esperti una possibilità di studio del fenomeno unica. I risultati delle osservazioni fatte in questa zona sono state pubblicate sul The Royal Society Publishing.

Un momento delle operazioni di monitoraggio sugli ecosistemi marini costieri da parte di Greenpeace e del Distav (Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita) dell'Università di Genova nell'ambito del Progetto "Mare Caldo" svolte all'Isola d'Elba dove la ong ambientalista si trova per la spedizione di ricerca "Difendiamo il Mare", condotta con la barca Bamboo della Fondazione Exodus di don Mazzi, 20 Luglio 2020. ANSA/UFFICIO STAMPA/GREENPEACE/LORENZO MOSCIA

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