Plastica in mare, sacchetti biodegradabili restano intatti dopo tre anni

Ambiente
Foto dal profilo Twitter di Imogen Napper, ricercatrice che ha condotto l'esperimento

È il risultato di uno studio dell'Università di Plymouth, in Inghilterra. Dopo un lungo periodo di tempo, le buste messe in acqua erano ancora in grado di portare la spesa. Per gli studiosi "non ci sono prove" che "rechino vantaggi nella lotta alla plastica nel mare"

I sacchetti di plastica biodegradabile restano intatti per oltre tre anni se lasciati in mare o sepolti sottoterra. E non solo non si degradano a contatto con gli agenti atmosferici e con l'ambiente naturale, ma sono in grado di contenere ancora la spesa. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica statunitense “Environmental Science and Technology". I ricercatori dell'unità internazionale di ricerca per i rifiuti marini dell'Università di Plymouth, in Inghilterra, hanno confrontato il comportamento di tre tipi diversi di buste (quelle di plastica tradizionali, quelle biodegradabili e quelle compostabili) (LE DIFFERENZE) dopo una lunga esposizione all'acqua, alla terra e all'aria. Secondo i ricercatori britannici, lo studio solleva la questione se le composizioni biodegradabili possano essere affidabili per quanto riguarda il tasso di degradazione e quindi se siano una soluzione realistica al problema dei rifiuti di plastica (LO SPECIALE SKY UN MARE DA SALVARE).

Dopo tre anni le buste riuscivano ancora a contenere la spesa

A sorpresa i sacchetti biodegradabili non hanno mostrato una performance migliore di quella dei “colleghi” di plastica. “Mi sono meravigliato molto nel constatare che dopo tre anni queste buste potevano ancora contenere la spesa", ha dichiarato Imogen Napper, a capo del team di ricerca. "Sono biodegradabili e se sono etichettati in questo modo ci si aspetta automaticamente che si degradino in un tempo molto minore rispetto alle buste tradizionali. Ma le nostre ricerche dimostrano che non è questo il caso". E ciò vuol dire, sottolineano i ricercatori, che "non ci sono prove" che l'introduzione di questi sacchetti "rechi vantaggi nella lotta alla plastica nel mare ".

Meglio i sacchetti compostabili

Più virtuosi, invece, i sacchetti compostabili - quelli obbligatori in Italia dal 1° gennaio 2018 - che si degradano totalmente dopo “'appena” tre mesi in mare. Gli studiosi hanno comunque smorzato gli entusiasmi sottolineando che molto è ancora il lavoro da fare per analizzare gli effetti di questa decomposizione nell'ambiente marino. Mentre se messi sottoterra i sacchetti compostabili dopo 27 mesi erano ancora lì, anche se non in grado di trasportare oggetti.

I ricercatori: "Sacchetti biodegradabili non danno vantaggi evidenti"

Lo studio afferma che nel 2010 è stato stimato che 98,6 miliardi di sacchetti di plastica sono stati immessi sul mercato dell'Unione europea e circa altri 100 miliardi ogni anno successivo. La consapevolezza del problema dell'inquinamento da plastica e dell'impatto sull'ambiente - affermano i ricercatori - ha portato a una crescita delle soluzioni biodegradabili e compostabili, ma i risultati, continuano gli studiosi di Plymouth, dimostrano che nessuno dei sacchetti è stato in grado di mostrare un sostanziale deterioramento in tutti gli ambienti naturali in un periodo di tre anni. "Non è quindi evidente che le composizioni biodegradabili forniscano tassi di deterioramento sufficientemente avanzati da risultare vantaggiosi nel contesto della riduzione dei rifiuti marini, rispetto alle borse convenzionali", afferma Imogen Napper.

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