Gadgets realizzati con la plastica che inquina le nostre spiagge

Ambiente

Carola Di Nisio

PLASTICA_PER_CAROLA

Anche la cosidetta “plastica spiaggiata”, proveniente dai rifiuti di plastica che si trovano al mare, può essere riciclata. Ecco un modo virtuoso di creare oggetti particolari usando le bottiglie e gli imballaggi che troviamo sulle nostre spiagge.

I pezzi di plastica che troviamo sulle spiagge (lo speciale Un mare da salvare) -  e li conosciamo molto bene  come le bottigliette d'acqua, i tappi, i contenitori per il cibo e tantissimi altri oggetti, possono essere avviati al riciclo e diventare creazioni orginali: gadgets, ciondoli, portachiavi. Vedete i due pesciolini a forma di ciondolo che sono nella foto?  Provengono da li. Dalle nostre spiagge inquinate. O meglio, come ci spiega Legambiente, sono il frutto della trasformazione dei rifiuti in plastica raccolti sulla spiaggia romana di Coccia di Morto , che si trova a Fiumicino e che è una delle peggiori d'Italia perché registra il più alto numero di rifiuti.

In che modo avviene il processo di riciclo?

Il riciclaggio della plastica consiste in un insieme di operazioni che vengono svolte sui rifiuti per ottenere del materiale nuovo. I ciondoli, come hanno spiegato gli esperti,  sono stati realizzati unendo le parti in poliestere e polietilene provenienti dai rifiuti del litorale ad altri polimeri che arrivano dalla raccolta differenziata. Un pesciolino è stato creato in Pet e uno in Pe: il ciondolo rientra  nella campagna #Allunga la vita, realizzata da Ippr, Federazione Gomma Plastica, in collaborazione con Legambiente e viene considerata una concreta testimonianza dell'importanza di una corretta gestione dei rifiuti. 

 

I DATI 

I primi dati dei progetti sperimentali del "fishing for litter made in Italy"

Sono 4,8 tonnellate i rifiuti recuperati dai fondali marini negli ultimi 6 mesi. Nell'Arcipelago toscano da maggio a settembre 2018 sono state 1,8 le tonnellate di rifiuti raccolte dai fondali marini. Altre 1,6 tonnellate sono state recuperate a Terracina, nel Lazio. Passando dal Tirreno all'Adriatico, anche a Manfredonia, in Puglia, troviamo la cosidetta pesca a strascico: oltre a catturare pesci, i pescatori tirano infatti su dalle reti rifiuti di ogni tipo. In una sola giornata sono state oltre 390 i chili di rifiuti riportati a terra. Secondo le stime, sono 8 milioni le tonnellate di rifiuti che ogni anno finiscono nei mari e negli oceani. Il fishing for litter è la principale attività che consentirebbe di rimuovere questi rifiuti come attività parlallela alla pesca. Una misura quanto mai necessaria prevista dalla direttiva europea Marine Strategy ma che in Italia è ostacolata dalle normative vigenti: oggi, infatti, fatta eccezione per questi progetti pilota, questa pratica è vietata e i pescatori sono purtroppo costretti a ributtare in mare i rifiuti pescati. 

 

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