Acque reflue, Italia rischia deferimento alla Corte di giustizia Ue

Ambiente
La Commissione ha mandato all'Italia una lettera di messa in mora (Getty Images, foto di repertorio)
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La Commissione, nell'ambito di una procedura d'infrazione già aperta, ha dato 2 mesi di tempo al nostro Paese per mettere a norma le reti fognarie e i depuratori di 276 comuni con oltre 2000 abitanti. In caso contrario Bruxelles procederà all’invio di un parere motivato

L'Italia, a partire dal 19 luglio, avrà due mesi di tempo per mettere a norma le reti fognarie e i depuratori di 276 comuni con oltre 2mila abitanti al fine di trattare adeguatamente le acque reflue. Lo ha deciso la Commissione europea, nell'ambito di una procedura d'infrazione già aperta. Nel caso in cui il nostro Paese non riuscisse a fornire una risposta soddisfacente, Bruxelles procederà all’invio di un parere motivato che costituirebbe l'anticamera del deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia Ue.

Lettera di messa in mora

La Commissione ha infatti mandato all'Italia una lettera di messa in mora, il primo stadio della procedura di infrazione, per violazione delle leggi Ue sul trattamento delle acque di scarico urbane. Il nostro Paese al momento è già soggetto ad altre tre distinte procedure per varie violazioni degli obblighi previsti dalla direttiva, ma un esame degli ultimi dati trasmessi ha evidenziato che, nello specifico, 276 piccoli comuni stanno violando gli obblighi di raccolta, trattamento e monitoraggio degli scarichi.

Le prescrizioni della norma

La direttiva 91/271/CEE del Consiglio europeo prevede che le città, anche piccole, debbano creare le infrastrutture necessarie a raccogliere e trattare le acque reflue urbane. Per farlo devono avvalersi di depuratori in grado di purificare le acque nere che, se non depurate, possono mettere a rischio la salute umana, inquinando fiumi, laghi, coste e terreni, oltre che le falde acquifere.

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