Dentifrici, docciaschiuma, scrub: la plastica dove non te l’aspetti

Ambiente

Gabriele De Palma

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Le microplastiche si trovano in molti cosmetici che usiamo ogni giorno e che contribuiscono a inquinare gli oceani. Ma dal 2020 in Italia sarà vietato produrre e commercializzare prodotti simili. E il mare ringrazia

di Gabriele De Palma

Con l'approvazione in Parlamento dell'emendamento Realacci alla Legge di Bilancio del dicembre scorso, dal primo gennaio 2020 in Italia non sarà più possibile commercializzare e produrre cosmetici e detergenti contenenti microplastiche. Il provvedimento intende mettere fine alla dispersione inevitabile in ambiente delle minuscole particelle di plastica – più piccole di mezzo millimetro e quindi impossibili da filtrare – utilizzate nella cosmesi. 

Dentifricio alla plastica

Il ciclo di vita di queste microplastiche, attraverso lo scarico di lavandino e doccia, termina nei fiumi e quindi in mare, dove poi impiegano centinaia di anni per degradarsi, salvo entrare nella catena alimentare marina, con effetti devastanti. Per avere un'idea della quantità dell'inquinamento da detergenti e cosmetici, secondo le stime contenute in un report commissionato dal Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep) ogni giorno i cittadini europei rilasciano nel lavandino 74 tonnellate di microplastiche solo lavandosi i denti. 

Creme esfolianti

La categoria di prodotti più colpevole di inquinamento da microplastiche è quella degli esfolianti, dove la concentrazione di piccoli elementi non biodegradabili si fa altissima. In un flacone da 250 ml di crema per lo scrub sono stati rinvenuti 750mila pezzi di plastica. Un'analisi ancora più recente fatta eseguire da CleanSeaLife presso i laboratori del CNR di Biella su un esfoliante per piedi ha dato risultati peggiori: 1,6 milioni di particelle di microplastica per 150ml di prodotto. Quel che è paradossale - sottolineano gli autori della ricerca - è che questo, come altri esfolianti e detergenti contenenti plastica, era esposto tra gli scaffali di prodotti 'naturali', confondendo non poco l'acquirente convinto di scegliere un'opzione a basso impatto ambientale.

L’impatto di una doccia

Verificare se i detergenti e cosmetici in nostro possesso contengono microplastiche è molto semplice: basta leggere gli ingredienti, che sono per legge riportati in ordine di presenza nel prodotto. Data che la quantità di plastica totale è rilevante, la si trova molto spesso come secondo ingrediente dopo l'acqua, nove volte su dieci sotto forma di polietilene. 

Senza prestare attenzione a quel che si acquista, il rischio è di disperdere in mare 100mila particelle di microplastica ogni volta che ci facciamo una doccia usando bagnoschiuma e shampoo plastificati, come stimato dal report commissionato dall'Unep. E di plastica ce n'è già troppa negli Oceani. Uno studio realizzato dalla McArthur Foundation nel 2016 ha previsto che proseguendo con questo tasso di inquinamento, nel 2050 in mare ci saranno tanti pesci quanta plastica. 

Detergente viso

Il divieto di produzione e commercializzazione di cosmetici e detergenti con microplastiche scatterà con l'inizio del 2020, ma l'auspicio è che gli stessi consumatori esercitino una scelta consapevole, critica e rispettosa dell'ambiente fin da subito. La campagna che ha portato all'approvazione della legge, condotta da organizzazioni come Legambiente, Marevivo, Greenpeace, Lav, Lipu, MedSharks e Wwf, ha snocciolato dati allarmanti sull'inquinamento dei mari a causa della plastica. Tra i principali imputati di inquinamento da microparticelle ci sono, insieme agli esfolianti, i detergenti per il viso che solo in Italia sarebbero responsabili dell'immissione in mare di 320 tonnellate all'anno. L'hashtag che ha connotato la campagna era #FaiDaFiltro, a significare il fatto che l'unico filtro possibile contro le microplastiche sia quello della legislazione e dell'attenzione, dato che nessun filtro fisico può impedire loro di finire in mare.

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