Il cambiamento climatico modifica il "calendario" delle inondazioni

Ambiente
Il centro inglese di Mytholmroyd durante l'inondazione del 2015 (Getty Images)
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Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science, la colpa sarebbe delle temperature elevate che accelerano lo scioglimento della neve e delle piogge intense

I cambiamenti climatici non hanno impatto solo sul riscaldamento a livello globale, ma anche sulle inondazioni dovute allo straripamento dei fiumi. E se per il momento non ci sono prove che le alluvioni siano più gravi o frequenti rispetto al passato, uno studio pubblicato su Science sembra dimostrare come sia cambiato il "calendario" delle inondazioni, con fenomeni anticipati in alcune aree e ritardati in altre regioni rispetto a 50 anni fa.

L'impatto di caldo e piogge

Lo studio, guidato da Günter Blöschl della Technische Universität di Vienna, ha analizzato i dati idrogeologici provenienti da 38 Paesi europei e 4262 siti monitorati tra il 1960 e il 2010. Risultato: nei casi più estremi di precocità, le inondazioni dei fiumi sono risultate anticipate di 13 giorni ogni dieci anni (cioè, nel complesso, più di due mesi). In altre zone, al contrario, si arriva a un ritardo di 9 giorni per decade (in tutto 45 giorni). La colpa è di due effetti dei cambiamenti climatici: le alte temperature e la differente distribuzione delle piogge. Il caldo degli ultimi decenni accelera lo scioglimento della neve e ancipa così le inondazioni in ampie zone del nord Europa. Anche le abbondanti piogge autunnali stanno modificando l'orologio naturale: il terrreno più umido è un altro fattore che contribuisce ad anticipare le alluvioni in inverno. Al tempo stesso, però, l'aumento delle temperature ai poli è associato a un ritardo delle tempeste invernali, che a sua volta posticipa le inondazioni generate dai fiumi che si affacciano sul Mare del Nord e sul Mediterraneo.

Gli effetti delle inondazioni

Secondo i ricercatori, i risultati mostrano "un chiaro segnale dell'impatto climatico su scala continentale". Tuttavia, gli effetti variano molto a seconda della regione analizzata: la situazione peggiore si nota nell'Europa occidentale, dove un quarto dei siti monitorati mostra uno slittamento superiore ai 36 giorni. Altrove, lo spostamento è più moderato: nel nord-est del continente e nelle zone intorno al mare del Nord, si parla di meno di 8 giorni nel 50% dei casi. Al momento, comunque, non si registra "un aumento della magnitudine delle inondazioni collegabile ai cambiamenti climatici". Il problema, però, resta:  uno sfasamento del ritmo naturale può danneggiare la fauna fluviale, impreparata a fenomeni tardivi o precoci, e condizionale la maturazione delle colture.

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