Australia, nuovo allarme sbiancamento per la barriera corallina

Ambiente
Coralli trattati in laboratorio per studiare gli effetti dello stress climatico (Getty Images)
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Secondo un rapporto del Wwf esiste "un elevato e imminente rischio" che si ripeta il fenomeno che già nel 2016 ha colpito un numero record di coralli 

Dopo lo sbiancamento record del 2016, la Grande barriera corallina australiana rischia di dover far fronte anche quest’anno a un episodio analogo. Secondo un rapporto del Wwf per l’Unesco il pericolo è “elevato e imminente” anche a causa dell’inefficacia del piano messo in campo dal governo australiano per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Proprio questi fenomeni, e in particolare l’aumento della temperatura del mare, sarebbero la principali cause dello sbiancamento.  

 

Saltati gli obiettivi del piano di conservazione – Nello specifico, il rapporto accusa l’Australia di non aver pianificato le azioni necessarie per limitare l'impatto gravoso dei cambiamenti climatici sull’ambiente marino. Già allo stato attuale questi ulteriori peggioramenti, secondo il Wwf, faranno ritardare di decenni il raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano di conservazione governativo della barriera corallina con scadenza 2050. Il rapporto mette sotto accusa anche la politica industriale australiana che in questi anni non avrebbe fatto abbastanza per ridurre le emissioni. Una situazione messa a rischio anche dai nuovi finanaziamenti stanziati in favore delle miniere di carbone nello stato del Queensland che, secondo l'organizzazione, "rappresentano una seria minaccia al patrimonio ambientale mondiale".

 

Stato d’allerta – I timori del Wwf trovano conferme in un bollettino stilato dall'Autorità del Parco marino della Grande barriera corallina. "L'inverno insolitamente caldo e la seconda estate torrida consecutiva si sono tradotti in un accumulo di stress termico in più aree rispetto allo stesso periodo di un anno fa", spiega l’Autorità, secondo la quale le indagini subacquee nei "reef" tra Townsville e Cairns, nel Queensland, hanno confermato numerosi episodi di sbiancamento. Un fenomeno che, per l’ente governativo, è direttamente collegato all’aumento delle temperature che al momento sono di due gradi centigradi superiori alla media. La situazione, secondo il bollettino, dovrebbero migliorare a fine marzo, inizio aprile, quando le piogge monsoniche contribuiranno ad abbassare il termometro. 

 

Lo sbiancamento – Alcuni tratti della Grande barriera corallina tendono a perdere i loro colori tradizionali diventando bianchi quando la temperatura dell’ambiente circostante aumenta oltre i due gradi. In questa condizione ila barriera tende ad espellere le alghe microscopiche, chiamate dinoflagellati, che vivono in grandi colonie sulla loro superficie. Quest’ultime, però, rappresentano anche la prima fonte di nutrizione dei coralli che in loro assenza, oltre a perdere il colore, vanno incontro alla morte. Per riprendersi da eventi di questo tipo le “reef” impiegano tra i 10 e i 15 anni, ovviamente a patto che non sopraggiungano altri fenomeni di surriscaldamento dell’acqua.

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