Istat: sul paesaggio italiano pochi investimenti e troppo abusivismo

Ambiente
La Valle dei Templi presso Agrigento, un esempio del patrimonio culturale italiano (Getty Images)
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Il rapporto sullo sviluppo equo e sostenibile svela anche come il patrimonio culturale e paesaggistico nazionale sia ancora poco sfruttato a livello economico rispetto a quello degli altri paesi europei

Le contraddizioni del paesaggio italiano, così importante a livello strategico per il benessere del Paese, sono in aumento. Anche se l'Italia resta in cima alla classifica dei Paesi col maggior numero di beni iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, "la spesa pubblica destinata alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale si è ridotta sensibilmente", mentre "continua a crescere, sia pure nel contesto di una generale contrazione della produzione edilizia, il tasso di abusivismo". E' quanto si legge nel rapporto Istat sul benessere equo e sostenibile.

 

Un patrimonio enorme – Con 51 beni tutelati, pari al 4,8% del totale mondiale, l'Italia resta la nazione più ricca di beni protetti dall'Unesco, davanti a Cina (50), Spagna, Francia e Germania (rispettivamente: 45, 42 e 41). Eppure, per la "gestione di un patrimonio così importante sono destinate risorse relativamente scarse", scrive l'Istat, "dato che l’intero ammontare della spesa pubblica per servizi culturali, di cui la spesa per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale rappresenta una frazione, è stato pari, nel 2014, allo 0,32% del Pil". Una quota che fa dell'Italia il 24esimo Paese Ue sui 28 membri in termini di spesa destinata alla cultura. La Francia, per fare un paragone, spende oltre il doppio (lo 0,77% del Pil).

 

Da Nord a Sud – Le realtà locali non invertono questa tendenza: "Nel 2014, la spesa corrente dei comuni italiani per musei, biblioteche e pinacoteche è stata di 10 euro pro capite, contro i 10,2 dell’anno precedente e i 10,3 del 2012", calcola l'Istat. Bisogna poi sottolineare che le disparità fra Nord e Sud su questo tema restano significative: infatti, se i comuni delle provincie autonome di Trento e Bolzano destinano alla tutela del patrimonio culturale locale rispettivamente 27 e 21,6 euro pro capite, la media per i comuni del Sud (Sardegna esclusa) è, invece, di soli 3,5 euro.

 

La percezione dei cittadini – Da un lato il cittadino italiano tende a essere più insoddisfatto delle condizioni del paesaggio, ma, allo stesso tempo è meno preoccupato della sua rovina "causata dall'eccessiva costruzione di edifici". Secondo le rilevazioni Istat relative al 2015, nel primo caso gli insoddisfatti del paesaggio salgono al 22,1% contro il 20,1% dell’anno precedente e il 18,3% del 2012. Mentre coloro che temono le conseguenze dell'eccesso edilizio sono solo il 15,7% degli intervistati: l’anno precedente erano il 17,1%.

 

La piaga dell'abusivismo – Eppure il fenomeno dell'edificazione selvaggia è tutt'altro che risolto. Secondo quanto stimato dall'Istat, nel 2015 sono state realizzate "quasi 20 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, contro le 17,6 dell’anno precedente e le 9,3 del 2008. Questo significa che una quota rilevante e crescente dell’attività edilizia, e dunque del processo di urbanizzazione, si svolge senza controllo, producendo degrado del paesaggio e rischio ambientale".

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