Apple, lavoro illegale in Cina per produrre l'iPhone X

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Sotto accusa gli stabilimenti cinesi dove viene assemblato il nuovo smartphone della Apple (Getty Images)
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Secondo il "Financial Times", la multinazionale Foxconn, che rifornisce la casa di Cupertino, avrebbe fatto lavorare in un suo impianto alcuni studenti cinesi per 11 ore al giorno. Apple: "Lavoro volontario"

Il maggiore fornitore di Apple, Foxconn, ha usato il lavoro illegale di alcuni studenti per produrre l'iPhone X. La denuncia del caso, rispetto al quale la casa di Cupertino ha assicurato di aver preso "immediati rimedi", sulle pagine del "Financial Times" di martedì 21 novembre.

Studenti cinesi lavoravano per 11 ore

Secondo quanto svelato dal quotidiano finanziario britannico, il lavoro degli studenti sarebbe stato utilizzato dalla Foxconn per far fronte ai ritardi nella produzione del nuovo smartphone targato Apple. Il caso riportato è quello di sei liceali della Zhengzhou Urban Rail Transit School che facevano parte di un gruppo di tremila giovani tra i 17 e i 19 anni inviati a settembre a lavorare in uno degli impianti della multinazionale: una "esperienza lavorativa – riportano i testimoni – necessaria per completare gli studi". Un'esperienza che per gli studenti si è tradotta in turni lavorativi di 11 ore al giorno.

Cos'è la Foxconn?

La Foxconn International Holdings Ltd è una multinazionale con sede a Taiwan. Oltre ad essere l'azienda che rifornisce Apple per la realizzazione degli iPhone e di altri dispositivi, è la più grande produttrice al mondo di componenti elettrici ed elettronici per i produttori di apparecchiature come smartphone, tablet e computer. Dopo la denuncia del "Finacial Times", sia la società taiwanese che quella fondata da Steve Jobs hanno fatto sapere di aver preso provvedimenti immediati: "Quando abbiamo scoperto che ad alcuni studenti era permesso lavorare fuori orario – ha spiegato Apple secondo quanto riportato anche dall'Ansa – abbiamo agito tempestivamente".

La posizione di Apple

Come spiegato da Apple al "FT", "gli studenti lavoravano volontariamente, erano stati retribuiti e avevano ricevuto dei benefit, ma non avrebbero dovuto essere autorizzati a lavorare fuori orario". La casa di Cupertino si difende aggiungendo che nella struttura in questione "i programmi di tirocinio per studenti sono a breve termine e rappresentano una percentuale ridotta della forza lavoro", ma che si impegna a "garantire che tutti, nella catena di produzione, siano trattati con la dignità e il rispetto che meritano".

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