Twin Peaks - la serie evento: la recensione degli episodi 17 e 18

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Abbiamo assistito alle due ore del finale di Twin Peaks - la serie evento. David Lynch ha spinto ancora più in là i limiti della visione dello spettatore, già largamente oltrepassati con l'inimmaginabile parte 8, ma facendo ancora un passo in più, lavorando sul senso di urgenza dello spettatore. Ovviamente ci sono SPOILER per chi non ha ancora visto gli episodi


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Gabriele Acerbo
(@gabace)



 

Cosa stiamo vedendo, cosa abbiamo visto? Questa è la domanda che sorge spontanea dopo aver assistito alle due ore del finale di Twin Peaks - La serie evento. David Lynch ha spinto ancora più in là i limiti della visione dello spettatore - già largamente oltrepassati con l'inimmaginabile parte 8 - ma facendo ancora un passo in avanti: ha lavorato sul senso di urgenza dello spettatore e sulla sua frustrazione. Perché tutti noi abbiamo chiesto un finale in cui tutto tornasse e invece non lo abbiamo avuto. Ma le cose stanno proprio così?


 

Parte 17: soluzioni e complicazioni
In realtà la parte 17, iniziata con una confessione di Gordon Cole sull’esistenza di un’entità malvagia di nome Jowday alias Judy, aveva risolto molte questioni rimaste in sospeso, dando soluzione alle visioni avute da Andy al cospetto di The Fireman. Il Cooper cattivo viene ammazzato grazie a Lucy e sparisce nella Loggia; BOB – nella sua forma sferica partorita dal cadavere di Bad Cooper – è distrutto dal ragazzino inglese dal guanto d’acciaio; Naido si trasforma nella vera Diane. Quando poi il vero Cooper, con in mano la chiave della stanza 315 del Great Northern Hotel consegnatagli da Truman, saluterà gli amici che nel frattempo si sono radunati nella stanza dello sceriffo - da Bobby Briggs a Gordon Cole, da Hawk a fratelli Mitchum – la frase chiave da lui pronunciata sarà: “Il passato determina il futuro, ci sono alcune cose che cambieranno!” E infatti da lì in poi di cambiamenti ce ne saranno parecchi e influenzeranno direttamente la linea temporale degli eventi di tutte e 3 le stagioni di Twin Peaks. Tant’è che un orologio comincia ad andare all’indietro, e compare un’immagine in primissimo piano di Cooper in sovraimpressione che dice: “Viviamo in un sogno.”


 



Ecco come la cronologia degli eventi viene influenzata da Cooper: grazie alla chiave 315 Dale entra in una stanza segreta del Great Northern dove incontra MIKE che lo porta da Philip Jeffries. All’ex collega del FBI chiede di tornare indietro nel tempo, al 23 febbraio 1989, la notte in cui morì Laura Palmer. Cooper si materializza così nel 1989 e spia Laura e James mentre amoreggiano nel bosco (è la stessa sequenza vista in Fuoco cammina con me, ma virata in bianco e nero perché è ancorata al passato). La ragazza scorge nel bosco Cooper e urla. Ma Coop le afferra la mano e la porta via nel bosco, così da impedirle l’incontro con BOB e l’atroce fine che l'attende. "Andiamo a casa" la incoraggia Cooper. In quell'esatto momento il cadavere di Laura a bordo del fiume si dissolve, Pete Martell può tranquillamente andare a pescare senza paura di imbattersi in un corpo avvolto nella plastica e Josey Packard può serenamente continuare a truccarsi il viso.

 

Il nastro si riavvolge, quello che è successo nel pilot di Twin Peaks non è mai avvenuto. A casa Palmer, Sarah fuori di sé (Judy?) si lancia come una furia sulla foto della figlia e la colpisce con una bottiglia. Ma l’immagine di Laura, nonostante la violenza distruttrice della donna, non si scalfisce.
Tutto bene quindi? No. Dopo aver udito il rumore sentito al cospetto di The Fireman all’inizio della nuova stagione di Twin Peaks, Cooper perde Laura. In sovraimpressione appare la Roadhouse, dove Julee Cruise canta The World Spins, che già accompagnò la morte di Maddie, la cugina di Laura, per mano di Leland Palmer. In un certo senso, con i titoli di coda della parte 17 che rendono omaggio alla memoria di Jack Nance e la dolente canzone d’addio di Cruise e Badalamenti, la saga di Twin Peaks termina per sempre. Lynch ha riscritto la sua opera, espungendo la morte di Laura dalla serie e creando un universo alternativo in cui Laura non esiste.

 

 



Parte 18: un nuovo inizio
Quello che seguirà nella parte 18 è un’altra storia, in cui tutti i tentativi di rintracciare la ragazza andranno a vuoto. Lynch chiude uno dei subplot rimasti in sospeso: MIKE ricrea Dougie Jones e lo riporta a Las Vegas perché riabbracci moglie e figlio. Poi l’episodio si dedica unicamente a Cooper: con lui siamo tornati nella Loggia Nera, ripercorrendo accadimenti visti nella parte 1, compresa Laura sussurrare all’orecchio dell’agente speciale frasi inudibili. Quando Dale uscirà incontrerà Diane. In auto con lei percorrerà 430 miglia (uno dei tre indizi di The Fireman lasciati a Cooper nella parte 1: 430, Richard e Linda, due piccioni con una fava), consapevole che superato quel limite tutto potrebbe essere diverso. E infatti tutto cambia e la luce lascia il posto alle tenebre. Si fermano in un motel dove Diane vede un’altra se stessa. Poi lei e Cooper fanno l’amore: la scena mostra un Cooper “diverso”, insensibile, gli occhi puntati sul viso di Diane.

 

Qualcosa è già cambiato: infatti al mattino Diane non c’è più. Cooper trova solo un biglietto per Richard in cui la donna firmandosi Linda dice che la loro storia è finita. Richard e Linda, i due nomi evocati da The Fireman. Forse Cooper è diventato Richard in una dimensione temporale diversa, in un universo alternativo a quello in cui si trovava prima? Infatti l’auto non è più quella old style della sera prima (è maledettamente identica a una Mercedes guidata da Bad Cooper parecchi episodi fa), persino il motel non sembra lo stesso. Cooper\Richard – non si sa per quale ragione - sa dove andare: a Odessa. Lì si ferma a un diner di nome Judy’s, dove alla cameriera (interpretata dalla figlia di Clint Eastwood, Francesca) chiede lumi sull’altra ragazza che lavora nel locale. Prima di recuperarne l’indirizzo fa un po’ il verso proprio a Clint Eastwood mettendo a tacere a colpi di pistola tre poco di buono. Sembra proprio un Cooper diverso, di poche parole e dai modo assai spicci. Dobbiamo abituarci a chiamarlo Richard? Arrivato a casa della cameriera, scopre che è Laura Palmer “reincarnata” in una certa Carrie Page, una ragazza che non conosce Twin Peaks e non sa chi siano Leland e Sarah. Anche lei, come Laura, ha i suoi problemi, tant’è che nel salotto ospita un cadavere. Ma Cooper (o Richard) non se ne cura, per lui è importante riportarla a Twin Peaks. E così accade: dopo un lunghissimo viaggio sulle strade perdute che portano da Odessa alla cittadina dello Stato di Washington (per 10 minuti non succede niente e i due si scambiano pochissime parole, come capita spesso a noi nella vita vera nei viaggi in auto), arrivano finalmente a casa di Sarah Palmer. Ma ad aprire la porta non c’è la mamma di Laura, ma una certa Alice Tremond che sostiene di aver acquistato la casa dalla signora Chalfont.



 



Ci sono due elementi interessanti da notare. Miss Tremond e Miss Chalfont sono due nomi che identificano lo stesso personaggio, quello della misteriosa anziana signora che, accompagnata dall’altrettanto imperscrutabile nipote, ricordiamo sia nella serie originale che in Fuoco cammina con me. Misteriosa perché l’abbiamo vista nel convenience store assieme a BOB e al nano e apparire in sogno a Laura Palmer. La donna che si presenta come Alice Tremond è impersonata da Mary Reber, attuale proprietaria della casa che è stata usata nella finzione di Twin Peaks come residenza della famiglia Palmer. Lynch sta mescolando due piani differenti, quello della fiction e quello della nostra realtà, in modo simile a quanto fatto a suo tempo con Inland Empire. Che Lynch si riferisca al nostro mondo lo si deduce dall’assenza di elementi finzionali come la musica e il sound design inquietante caratteristico della serie a vantaggio di suoni naturalistici. Anche a livello di immagini c’è un riferimento netto alla nostra realtà (per esempio la stazione di servizio Valedo o la locandina della Coca Cola).

 

Il personaggio di Cooper (Richard?) sorpreso e sconfortato si rende conto che c’è qualcosa che non va (non è più nella realtà “finta” della serie) ed esclama: “Ma in che anno siamo?” E’ allora che si sente distintamente la voce di Sarah Palmer chiamare Laura (proveniente direttamente dall’episodio pilota). Quando Carrie\Laura grida le luci della casa si spengono brutalmente e Twin Peaks finisce di esistere.


 

 


Noi viviamo in un sogno
Un gran finale con un enorme cliffhanger che supera di gran lunga quello della stagione 2. Un gran finale che – al netto della frustrazione di molti spettatori che invocavano risposte esaurienti – ci pone tante domande. Stiamo vivendo un enorme sogno durato 25 anni, quello di Laura Palmer che ha sognato se stessa, la sua morte e l’indagine che ne è seguita, per poi destarsi traumaticamente sentendo la voce della madre che le dà la sveglia? Un sogno simile a quello visto in Mulholland Drive quando l’attrice in malora Diane, in fuga dal suo mondo orribile, ha immaginato di essere la star di successo Betty? Una fuga psicogena come in Strade Perdute, dove il protagonista si trasforma in un altro personaggio? Una fuga dal reale che assomiglia a quella di Audrey che pensava di parlare con Charlie ed amare Billy mentre invece stava solo vivendo una sua proiezione mentale? Il sognatore evocato da Monica Bellucci potrebbe essere Laura Palmer?

 

 

 

La risposta tra 25 anni
Al di là dell’idea del sogno (attribuito a seconda delle tesi a Cooper, Laura o Audrey), ci sono tantissime ulteriori teorie che critici e fan hanno pubblicato online. Rendono giustizia a questo memorabile finale che, per la sua complessità, definire frustrante è ingeneroso, anche se è vero che Lynch gode moltissimo a maltrattare lo spettatore desideroso di avere una spiegazione plausibile (il viaggio di Cooper e Carrie da Odessa a Twin Peaks arriva a 15 minuti dalla fine e si porta via quasi 10 minuti di film. Un supplizio e una cattiveria!) Fioccano di ora in ora tantissime interpretazioni ma nessuna di esse è convincente al 100 per cento. Vi consigliamo di leggerne qualcuna, partendo da questa, molto singolare. Secondo questa tesi, il vero significato del finale lo si scoprirebbe vedendo in simultanea la parte 17 e la 18 (2 piccioni con una fava, come dice The Fireman). La teoria è molto suggestiva, anche perché alcune sovrapposizioni di scene sono effettivamente impressionanti. Basta pensare che la sequenza finale con Laura\Carrie Page urlante si sovrappone perfettamente alla scena di Sarah che tenta di distruggere la foto della figlia.  Per la cronaca, la produttrice esecutiva della serie, Sabrina S. Sutherland, ha negato che questo sia il metodo giusto per vedere le due parti.

 

Un’altra ipotesi, che è molto piaciuta online, invece la si può leggere qui e parte dal presupposto che Cooper e Laura\Carrie si trovino in una realtà alternativa creata dalla Loggia Bianca e da The Fireman per intrappolare Judy tramite l’esca Cooper e Diane e far scoppiare la bomba Palmer che distrugge la malefica entità che si trova in casa Palmer (Sarah). Infine, la tesi delle 3 realtà coesistenti: la realtà “normale” della fiction Twin Peaks, quella insolita (Red Room, Loggia nera e bianca) e la nostra realtà dove si trovano Cooper e Carrie Page. Quando quest’ultima grida le tre realtà crollano su se stesse. Quale sia quella più vicina all’idea di finale elaborato da Lynch e Frost non si può dire. Abbiamo 25 anni di tempo per trovare l’interpretazione più convincente.



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