Twin Peaks - La serie evento: la recensione dell'episodio 6

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Dalle illuminazioni e dalle visioni di Dougie/Dale, che deve ancora risvegliarsi, alla tragedia che irrompe per caso per le strade della tranquilla (qualcuno ci crede ancora?) Twin Peaks, passando per l'attesa rivelazione del volto di un certo personaggio, continua su Sky Atlantic la corsa della terza stagione del cult targato David Lynch. In attesa dei prossimi appuntamenti (ogni venerdì alle 21.15 per gli episodi doppiati in italiano, ogni notte tra domenica e lunedì alle 03.00 per gli episodi in versione originale sottotitolata, leggi la recensione del sesto episodio (ovviamente ci sono SPOILER se non avete visto l'episodio!!)

di Gabriele Acerbo
(@gabace)

 

Non succede niente e succede di tutto nel nuovo Twin Peaks. Lungi dal rispondere alla domanda ‘Chi sarà la nuova Laura Palmer?’, la parte 6 ha inanellato nuovi misteri e introdotto ulteriori vicende collaterali. Ma soprattutto sarà ricordata per aver dato un volto, una volta per tutte, a Diane. Vi ricordate questo nome? La misteriosa interlocutrice a cui si rivolgeva continuamente Dale Cooper (quando era ancora in forze e faceva l’agente speciale FBI) prendendo appunti vocali con il suo registratore portatile?

 

 

 

Molti spettatori pensavano che Diane addirittura non esistesse neanche. In realtà i sospetti erano già stati fugati dai ‘missing pieces’, le scene tagliate al montaggio di “Fuoco cammina con me’: lì Dale Cooper, mentre faceva una sorta di ginnastica sullo stipite di una porta negli uffici di Philadelphia del FBI, si rivolgeva a Diane, rigorosamente fuori campo. Come abbiamo capito qualche episodio fa, è a lei che Gordon Cole e Albert Rosenfield si rivolgono per risolvere l’impasse sullo strano Cooper che hanno incontrato in carcere. “Sai dove vive?” chiedeva Gordon ad Albert. “No, ma so dove beve.” Non la vediamo bere ma solo fumare al Max Von’s bar e finalmente scopriamo il suo volto: è quello di una platinata ed abbronzata Laura Dern (wow!).


“Non morire” si intitola questa 6° parte, ed è l’appello che l’uomo senza un braccio fa a un Cooper versione Dougie Jones che ancora stenta a ritornare se stesso. Non morire perché Dougie rischia di finire ammazzato a colpi di punteruolo da un sicario nano, Ike “The Spike” Stadtler.


Ma questa volta è Twin Peaks ad occupare uno spazio maggiore: la moglie dello sceriffo Truman va ancora in escandescenze (e capiamo che la ragione dei suoi nervi a pezzi è il suicidio del figlio); il vicesceriffo Hawk finalmente scopre qualcosa che ha forse a che vedere con la profezia della Signora Ceppo; alla segheria il narcotrafficante Red (Balthazar Getty) incontra il giovane delinquente locale Richard Horne (sarà parente di Benjamin Horne, di Jerry Horne, di Audrey Horne?), a dimostrare come spesso il male e la stupidità vadano assieme a braccetto.

 

 

 


E poi c’è una sequenza centrale, tragica e indimenticabile che cambia il mood di questo nuovo Twin Peaks, rendendolo ancora più cupo e misterioso. Vede il ritorno di Harry Dean Stanton nel ruolo di quel Carl Rodd che avevamo conosciuto in Fuoco cammina con me: era il proprietario del parcheggio di roulotte dove abitava la prima vittima di Bob, Teresa Banks. A lui aveva fatto visita un altro agente FBI, Chet Desmond, un attimo prima di sparire per sempre.


Nella lunga sequenza con Carl Rodd ci sono molti dettagli importanti: innanzitutto si cita una certa Linda, uno dei due nomi evocati dal Gigante a Cooper nella sequenza d’apertura della prima parte di Twin Peaks: “Ricorda bene: 4-3-0. Richard e Linda. Due piccioni con una fava.” E Richard è probabilmente il pazzo scatenato e strafatto che, di fronte a un esterrefatto Carl, falcia un povero bambino con il suo camion. Quando Carl Rodd si avvicina alla madre che stringe il corpicino del figlio, vede distintamente una fiammella (l’anima?) staccarsi dal corpo del ragazzino e salire verso il cielo. La chiusura di questa sequenza è l’inquadratura di un traliccio della luce. Non un semplice traliccio, ma lo stesso segnato con una precisa sequenza di numeri (6-324810) e che avevamo già visto in Fuoco cammina con me. Come sappiamo bene, per David Lynch l’elettricità è un elemento fondamentale.


Nell’attesa di quello che succederà nelle prossime settimane questo ulteriore tassello del puzzle ci lascia con una strana sensazione. Più o meno mi riconosco nelle parole che il critico statunitense Tim Lucas ha postato oggi sulla sua bacheca Facebook: “Non ho la minima idea di dove stia andando Twin Peaks ma ogni episodio mi lascia avvertire misteriosamente ma acutamente la consapevolezza profonda della preziosa brevità della vita e l’importanza di apprezzare quello che abbiamo mentre lo abbiamo, e quelli che conosciamo e amiamo mentre sono con noi.”
Scusate se è poco.

 

 

 

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