Britannia serie TV, trama e recensione del settimo episodio

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Linda Avolio

Episodio a tinte horror per Britannia, che si prende una pausa dalla narrazione principale (lo scontro Cantiaci VS Regnensi e Romani): tre coppie in fuga - Cait e suo padre, Bruto e Philo, Phelan e Ania - trascorrono la notte a Locerly, il villaggio attaccato dagli invasori al loro arrivo in terra britannica. Tra rivelazioni contenute in antiche profezie, confessioni a cuore aperto e riflessioni sull'esistenza degli Dei e sull'incertezza della vita umana, la notte passerà, e niente sarà come prima. Anche Divis/Pwycca si trova in quel luogo abbandonato, alla ricerca della Speranza, colei che per ora non ha ancora un nome: leggi la recensione del settimo episodio di Britannia

 

Britannia, episodio 7: la trama

Cait e suo padre sono riusciti a fuggire da Crugdunun grazie all’aiuto di Kerra, e adesso sono in fuga per i boschi, doppiamente braccati. Da una parte, infatti, c’è Divis, posseduto da Pwycca: il demone chiaramente vuole fermare la prescelta, colei che rappresenta la sconfitta di Aulo Plauzio, dunque di Lokka. Dall’altra c’è proprio il Generale romano, ossessionato da quanto visto nell’aldilà e sicuro che l’eliminazione della ragazzina possa rendere vana la profezia di Veran.

Anche Phelan e Ania sono in fuga. Lei, convinta di essere l’incarnazione della Dea Brenna e di essere parte di un’antica profezia (Brenna sarà liberata da un mortale dai capelli biondi, e con lui genererà dei figli che governeranno per secoli), ha fiducia negli Dei e nei Druidi, e per questo motivo non vede l’ora di incontrare Veran. Lui, invece, si è pentito di essersi cacciato in una situazione che gli sta letteralmente facendo contorcere le budella. Per farla breve, la “cucina” della giovane Regnense non è proprio di alto livello, e Phelan non riesce a fare più di 50 passi senza “evacuare”.

Tra le improbabili coppie in fuga c’è anche quella formata da Bruto e Philo. Dopo aver visto Vito vivo e vegeto al campo base, Bruto va in panico, afferra Philo, ancora catatonico, e fugge. Meglio rischiare di imbattersi in qualche celta che finire nelle mani di Lucio!

Cait e Sawyer, Phelan e Ania, e Bruto e Philo: senza saperlo si ritroveranno tutti a Locerly, il villaggio attaccato dai Romani nel primo episodio, e, per motivi diversi, vivranno tutti una nottata piuttosto intensa. Intanto, Divis si sta avvicinando…

Mentre Phelan scopre che Ania è effettivamente incinta, Bruto cerca in tutti i modi di far tornare in sé l’amico…e alla fine, grazie all’auto decisamente “stupefacente” di alcuni ingredienti nascosti in una capanna, ci riesce. Peccato che Philo non abbia nessuna intenzione di rassicurarlo, anzi: se tutti gli Dei esistono, i nostri e anche quelli dei nostri nemici, allora non ne esiste nessuno. Sono soli al mondo, non c’è nessuno a proteggerli… Anche per Sawyer è arrivato il momento della confessione: sa di non essere stato un buon padre per Cait, sa di averla sempre incolpata in qualche modo per la morte della moglie, e sa di aver sempre preferito Islene. Ma è fiero di lei, anche se non capisce come mai Kerra l’abbia definita la Prescelta.

Dopo aver riesumato un corpo e aver fatto un sortilegio, Divis, con le sembianze di Islene, si mostra a Cait e cerca di minarla psicologicamente, ma lei non cede, anzi, gli risponde a tono, e capisce che il demone in qualche modo ha paura di lei. In un momento di debolezza di Pwycca, “Islene” rivela a Cait che lei è la Prescelta, e che i morti cantano il suo nome. La giovane non riesce però a farsi dire il vero significato di quelle parole: nel giro di pochi secondi Islene non c’è più, Pwycca neppure. Tornato in sé, Divis le dice che ora sa qual è la sua missione: proteggerla e aiutarla, perché sarà lei a sconfiggere Lokka e i Romani. E’ di lei che parla la profezia che Veran scrisse sulla nuca di Kerra.

 

Britannia, episodio 7: la recensione

Episodio a tinte decisamente horror per la prima stagione di Britannia, ormai in dirittura d’arrivo (mancano infatti solo due episodi, l’ottavo e il nono). Unità di luogo, di tempo e di spazio: le tre coppie di personaggi –

Cait e suo padre, Phelan e Ania, Bruto e Philo – si ritrovano infatti senza saperlo a Locerly, un villaggio di commercianti che, prima dell’attacco dei Romani (avvenuto nel primo episodio), era un punto di raccolta per buona parte dei Cantiaci. Ora Locerly è completamente abbandonato, motivo per cui i nostri eroi (alcuni più eroici, altri meno) decidono di passare la notte proprio lì. Ci sono capanne per ripararsi durante la notte, un corso d’acqua per abbeverarsi, e selvaggina nascosta nei cespugli lì intorno. Peccato che anche Divis arrivi lì.

Mentre Phelan e Ania bisticciano sulla presunta profezia di cui lei farebbe parte, Bruto cerca in tutti i modi di far tornare in sé Philo, mentre Sawyer finalmente parla col cuore in mano a sua figlia, ammettendo i suoi errori e confessando di essere orgoglioso di lei. Phelan e Ania ci fanno sorridere: il totale cinismo di lui si scontra con la totale fede di lei, e poi ci sono le battute relative alla “cucina” di Ania e ai suoi effetti a dir poco “esplosivi”. Bruto e Philo, invece, ci fanno riflettere: il senso di colpa del primo ce lo rende molto umano e molto vicino, mentre il monologo del secondo dopo aver ritrovato se stesso grazie all’aiuto di una serie di sostanze stupefacenti ci lascia con un vago senso di inquietudine. La consapevolezza di essere soli al mondo, che non ci sono Dei a proteggerci, è qualcosa di terrificante e liberatorio al tempo stesso.

A Cait e Sawyer è affidata la parte “emotiva” dell’episodio, dapprima con la confessione di lui, e poi quando lei si trova ad affrontare Divis/Pwycca – una faccia che speriamo di non incontrare mai dietro l’angolo, altrimenti infarto assicurato! – che ha preso le sembianze della sorella Islene. Poi torna la calma: Pwycca abbandona (temporaneamente?) il corpo di Divis, che finalmente si scusa per aver trattato male la sua giovane compagna di viaggio e che, soprattutto, giura che farà ogni cosa in suo potere per proteggerla, per proteggere l’unica persona in grado di sconfiggere il male, cioè Aulo Plauzio.

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