Britannia serie TV, trama e recensione dei primi due episodi

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Linda Avolio

Invasori VS invasi, Romani VS Celti, uno scontro di civiltà che ha contribuito a gettare le basi della Gran Bretagna come la conosciamo. Una storia di conquista e ribellione che ci terrà incollati allo schermo per le settimane a venire ogni lunedì sera alle 21.15: leggi la trama e la recensione dei primi due episodi di Britannia, eccezionalmente in replica martedì 23 gennaio alle 21.15 su Sky Atlantic

 

Britannia, episodio 1: la trama

 

43 d.C.: al comando di 4 legioni e circa 20.000 ausiliari, il generale romano Aulo Plauzio è pronto a guidare le sue truppe alla conquista della Britannia, terra misteriosa e spaventosa che ha fatto desistere nientemeno che Giulio Cesare meno di cento anni prima. Dopo aver evitato l’ammutinamento dei suoi uomini, Plauzio non perde tempo, e attacca durante la cerimonia sacra del solstizio. A farne le spese è la comunità dei Cantiaci: il villaggio di Locerly viene passato a ferro e fuoco, e gli abitanti, quelli che non sono caduti sotto i colpi degli invasori, vengono fatti prigionieri.

 

Veran, il leader della comunità dei Druidi - i misteriosi sacerdoti legati ai ritmi della terra e dei cicli lunari e capaci di leggere i segnali della natura (e, a volte, di comunicare con il mondo dei trapassati) - prova a far cambiare idea ai nemici facendo il lavaggio del cervello a un legionario, nella speranza che il messaggio arrivi forte e chiaro all’accampamento romano: andatevene da questa terra prima che sia troppo tardi. Aulo, però, non si lascia intimidire, seppellisce vivo il soldato, e manda un messaggio molto chiaro: Roma è qui per restare, certi trucchetti non funzionano con i figli dell’impero più potente del mondo.

 

Intanto, i Celti, divisi in numerose tribù non proprio amichevoli le une con le altre, sono concentrati su una situazione delicata: Re Pellenor, il sovrano dei Cantiaci, e la Regina Antedia, la sovrana dei Regnensi, stanno per incontrarsi per la prima volta dopo un fatto alquanto spiacevole. Non troppo tempo prima, i due leader decisero di ascoltare il consiglio dei Druidi, e di far unire in matrimonio i loro eredi, Kerra, figlia di Pellenor, e Gildas, figlio di Antedia. Kerra, però, non era molto d’accordo, e durante la prima notte di nozze decise di evirare il suo sposo. Antedia ovviamente non la prese bene – insieme ai “gioielli di famiglia” andarono a farsi benedire anche le speranze di un erede –, e da quel momento tra le due tribù è stato uno scontro continuo. Dopo il fallimento del più recente tentativo di seppellire l’ascia di guerra, Phelan, figlio maggiore di Pellenor e braccio destro del padre, non sa più cosa fare. In più sono arrivati anche questi invasori dal continente, ed è chiaro che sta per scoppiare una guerra dai risvolti potenzialmente tragici.

 

Cait, figlia di Sawyer e sorella di Islene, vive a Locerly, ed è pronta per prendere parte alla cerimonia che da bambina la farà ufficialmente diventare una donna. La cerimonia viene però brutalmente interrotta dall’arrivo dei soldati romani, e mentre sua sorella e suo padre decidono di combattere, Cait viene costretta a fuggire e a nascondersi nella foresta. Islene muore, mentre Sawyer viene fatto prigioniero. Cait, in fuga, viene salvata dal Druido reietti Divis, che ha sentito per primo l’arrivo degli invasori, e che è intenzionato a fare tutto ciò che è in suo potere per fermarli.

 

 

Britannia, episodio 2: la trama

 

Aulo pianifica le prossime mosse dell’esercito romano, e intanto cerca di saperne di più sulle popolazioni celtiche dell’isola e sui Druidi. Arriva addirittura a stipulare una tregua con Antedia e i Regnensi, a patto di riuscire a consegnarle l’odiata Kerra. Aulo tenta dunque di far cadere Pellenor e i Cantiaci in un’imboscata, ma senza successo. A quel punto decide di crofiggere i prigionieri, ma ancora niente, l’anziano sovrano non ha intenzione di scendere a patti con i Romani, che conosce fin dal loro primo sbarco in Britannia. Sua figlia, però, non ha intenzione di stare ferma a guardare morire degli innocenti.

 

Kerra decide dunque di incontrarsi in segreto con Plauzio, che rimane affascinato da lei e dal suo coraggio (e anche dal suo spirito ribelle). Dalle parole del generale scopriamo che la madre di Kerra era figlia di un soldato romano (uno di quelli che meno di cent'anni prima sbarcarono sull'isola con Giulio Cesare), e che fu per questo motivo che Pellenor decise di ucciderla, nonostante la amasse più di ogni altra cosa al mondo. I Druidi, infatti, nel futuro avevano visto proprio la donna come origine della caduta del sovrano. Al ritorno alla fortezza dei Cantiaci, Kerra viene scoperta dal fratello, che però decide di non dire niente al padre.

 

Dopo l'incontro con la fiera principessa figlia di Pellenor, Aulo ferma le crocifissioni, ma la sua attenzione è concentrata su altro: vuole incontrare Veran, il più potente dei druidi, colui che potrà metterlo in contatto col regno dei morti. Prima, però, c'è un altro incontro importante che lo aspetta: quello con Antedia. La regina vuole fare un patto: se i Romani la aiuteranno contro i Cantiaci, e se le consegneranno Kerra, lei aiuterà loro.

 

Cait è sconvolta per la brutale morte della sorella e non riesce a capacitarsi di quanto è accaduto. Divis le spiega cos’è successo, le parla dei Romani, le dice che gli invasori sono al soldo del demone Lokka, e la informa che non ha tempo di perdere con lei, perché ha una missione importantissima: fermare il male. D’altronde, Divis è un esperto di demoni, infatti è sicuro di essere posseduto da un certo Pwykka, attualmente dormiente. Ecco spiegato il motivo per cui è stato ostracizzato dalla comunità dei Druidi, ma ora questa maledizione servirà a qualcosa.

 

Ovviamente Cait pensa che il suo compagno di viaggio sia completamente pazzo, e decide di tornare indietro, per andare alla ricerca del padre. Purtroppo per lei, però, la foresta è piena di insidie, naturali, come i lupi, e create dall’uomo, come la trappola per cinghiali in cui cade, ferendosi a una gamba. Riesce a liberarsi, ma è completamente sola.

 

 

Britannia: la recensione dei primi due episodi

 

Lunedì 22 gennaio su Sky Atlantic sono finalmente andati in onda i primi due episodi di Britannia, il dramma storico in "salsa punk" ambientato nel 43 d.c. durante la campagna dell’esercito romano in Britannia, terra misteriosa governata da donne guerriere e potenti druidi. La serie, una produzione originale Sky, prende come punto di partenza uno specifico fatto storico – lo sbarco sull’Isola di Aulo Plauzio, intenzionato a vincere proprio lì dove anche Giulio Cesare aveva fallito meno di cent’anni prima –, e poi va oltre, non si limita a fare la cronaca di quanto successo, ma si prende parecchie libertà creative per raccontare la cultura e la mitologia delle popolazioni celtiche dell’epoca, gli usi, i costumi e le credenze di un mondo ormai scomparso, ma il cui fascino è indiscusso e immortale.

 

David Morrissey, già apprezzato nei cattivissimi panni del Governatore in The Walking Dead, in Britannia non può che essere il determinato e integerrimo generale romano Aulo Plauzio, e la sua interpretazione è semplicemente una certezza, come è una certezza Kelly Reilly, volto e corpo dell’indomita principessa guerriera Kerra, figlia del sovrano dei Cantiaci, la tribù che all’epoca occupava la zona sudorientale dell’Inghilterra, l’attuale contea del Kent, il cui nome latino era, per l’appunto, Cantium. Qui finiscono però i cenni storici, e a quel punto ci si immerge nella magia, nelle tradizioni, nella cultura e nelle credenze delle popolazioni celtiche dell’Isola.

 

A incarnare il leader dei Druidi, i sacerdoti che erano in contatto con la natura e con gli spiriti, è Mackenzie Crook, volto noto ai fan de Il Trono di Spade (lì era il Bruto Orell), depositario di antichi segreti e in comunicazione con il mondo dei morti. L’attore, regista e sceneggiatore danese Nikolaj Lie Kaas è invece l’ex Druido Divis, allontanato dalla comunità a causa di una possessione demoniaca, mentre la giovanissima EleanorWorthington‑Cox è Cait, la ragazzina rimasta bloccata in una sorta di limbo a causa dell’irruzione dei soldati romani durante la sua cerimonia di iniziazione. Cait non è più una bambina, ma non è ancora una donna. Stando alle visioni di Veran, però, ciò che in compenso è certo è che sarà lei la causa della sconfitta dei Romani, e se la Storia ci insegna che in realtà le cose non sono andate proprio così, non possiamo però fare a meno di sperare di vederla in azione, una dea celtica della vendetta e della giustizia, fragile e spietata, giovane ma piena di saggezza, giusta ma letale.

 

Colpiscono ovviamente le splendide ambientazioni di Britannia, girata per la maggior parte in esterna, ma d’altronde non poteva che essere così, con la natura al centro di tutto, anche delle inquadrature. Grande cura nei costumi e nelle scenografie, e un’attenzione particolare per quanto riguarda il trucco delle tribù celtiche e dei Druidi, che utilizzavano il corpo come una tela che raccontava la loro storia personale, il loro rango, le loro battaglie, le loro appartenenze.

 

Il mondo di Britannia è un mondo di luci e di ombre, di guerra e di magia, di tradizioni e di culture lontane ma mai completamente dimenticate. E’ un mondo in cui è facile e piacevole perdersi. E se è vero che nessuno vuole essere civilizzato, è anche vero che tutti vogliamo essere catturati. Dal fascino di storie lontane ma sempre attuali.

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