1993: la recensione degli ultimi due episodi

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Foto di Antonello & Montesi
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Da “Fozza Itaja” a “Forza Italia”: dopo la messa in moto di Tangentopoli, dopo l’inchiesta sulla sanità, dopo una valanga di avvisi di garanzia e di suicidi, dopo una serie di mosse e contromosse politiche che hanno cambiato la faccia del paese, e dopo una serie di scelte improbabili, ricatti e tradimenti, su 1993 cala il sipario. Ci si rivede nel 1994, prossimamente su Sky Atlantic. Ma intanto, ecco la recensione degli ultimi due episodi, il settimo e l’ottavo

 

di Linda Avolio

 

 

Da “Fozza Itaja” a “Forza Italia”: dopo la messa in moto di Tangentopoli, dopo l’inchiesta sulla sanità, dopo una valanga di avvisi di garanzia e di suicidi, dopo una serie di mosse e contromosse politiche che hanno cambiato la faccia del paese, e dopo una serie di scelte improbabili, ricatti e tradimenti, su 1993 cala il sipario. Ci si rivede nel 1994, prossimamente su Sky Atlantic. Ma intanto, ecco la recensione del finale di stagione.

 

Il settimo episodio di 1993, il penultimo, si apre con i fratelli Mainaghi che discutono del loro futuro: costituirsi e finire nel programma protezione testimoni, e dunque dire addio per sempre alla loro vita piena di agi e ricchezza, oppure mantenere intatto lo status quo? Bibi, che insieme a Luca è forse l’unico personaggio (quasi) del tutto immune al fascino del potere, non ha dubbi: c’è bisogno di fare la cosa giusta, e la cosa giusta è denunciare Brancato. Dopo averci riflettuto, e dopo l’arresto di Arnaldi, Zeno alla fine sembra convinto, ma una conversazione con Maddalena, che nel frattempo è diventata la sua compagna, lo farà tornare sui suoi passi. Lui non vuole trascinarla in un futuro non all’altezza, ma lei ribatte “A me importa di te. Tu meriti di vivere la vita che vuoi: cosa vuoi davvero?”. Noi spettatori invece ci chiediamo: come interpretare queste parole?

 

Ad ogni modo, è tutto ciò di cui Zeno ha bisogno per giustificarsi, e soprattutto per giustificare il tradimento che sta per perpetrare ai danni della sorella. Bibi, come scopriremo in una delle ultime scene, finirà vittima della mafia, che ha veramente i tentacoli ovunque. Nessun programma di protezione testimoni per lei: finirà distesa sotto un anonimo cavalcavia, con un ago nel braccio, a simulare un’overdose che invece è un omicidio fatto e finito (ma poi, sarà veramente morta?). Si chiude così, per ora quantomeno, la parabola del personaggio di Tea Falco, ma in una serie come 1993 non stupisce che l’unico personaggio che abbia deciso di giocare secondo le regole faccia una tale fine. Prima di morire, però, Bibi rivela a Luca dove si nasconde Duilio Poggiolini, il direttore generale del Servizio Farmaceutico Nazionale nonché vicepresidente della commissone anti AIDS, accusato di aver preso tangenti e di svariati altri crimini, tra cui l’immissione nel sistema degli emoderivati infetti.

 

E’ grazie alla soffiata della giovane Mainaghi, infatti, che Pastore e Di Pietro riescono a catturare Poggiolini e a far decollare l’inchiesta sulla sanità. “Professore, mò qui tocca fare qualche nome...la vogliamo cantare questa canzone?” chiede il magistrato, e l’indagato canta, eccome se canta. La vendita degli emoderivati viene bloccata, gli arresti si susseguono a velocità spaventosa, e finalmente Luca può fermarsi. La scena in cui confessa ai colleghi di essere ammalato è toccante, ma piangersi addosso non fa parte del suo personaggio, infatti dopo pochissimo lo ritroviamo in azione. Dopo essere stato corteggiato dai Servizi Segreti tramite Nobile, scopriamo che in realtà Pastore vuole raggiungere Eva a Panama, ma prima c’è Bibi: glielo deve. Al posto della giovane Mainaghi, però, si presenterà qualcun altro all'incontro prefissato…qualcuno intenzionato a farlo fuori. Pastore sopravvive all’agguato, ma ora dovrà scomparire. Almeno per un po’. “Non posso cambiare l'Italia ma forse posso cambiare me stesso”, confessa in una lettera indirizzata a Di Pietro, e forse in queste parole c’è la chiave di tutto. Forse è ciò che tutti dovremmo fare: cambiare noi stessi, per cambiare l’Italia.

 

Per Di Pietro è finalmente arrivato il momento del processo del secolo. Sappiamo tutti come si svolsero le udienze, in 1993 le scene recitate da Gerardi e i famosi – i famigerati – resoconti video che tutti abbiamo visto trasmessi dai telegiornali dell’epoca si alternano con un’inquietante naturalezza. Non può ovviamente mancare la testimonianza di Craxi, e non lascia indifferenti, specialmente se si pensa che alla fine non è che le cose al giorno d’oggi siano molto diverse… “Mi sa che oggi è finita la Prima Repubblica”, dice Giulia – che nel frattempo ha superato la crisi personale legata alla morte della madre e ha pubblicato un libro di successo sul caso Enimont – sulla scalinata del tribunale di Milano a Scaglia. E lui, ingenuamente ma non troppo: “Ma non è che la rimpiangeremo?”. Lei gli sorride, lo bacia, e infine gli dice “Dai, andiamo a vedere Jurassic Park”.

 

Dopo aver accarezzato l’idea che qualcuno possa amarla per quella che è realmente, Veronica torna a essere la solita Veronica. La carriera prima di tutto, anche prima di se stessa. A poco servirà il chiarimento con Davide, perché Veronica si è già lasciata tutto alle spalle. Dopo essere riuscita a evitare l’uscita del libro-confessoine  – un suicidio per la sua carriera, secondo la sua agente – grazie a un vero e proprio ricatto al direttore di Vip Mania, e dopo aver visto per caso Simona in un negozio col grembiule da commessa, il personaggio di Miriam Leone capisce che forse è arrivato il momento di tentare la sorte sempre nel campo dello spettacolo, ma passando per la politica. Eccola quindi al “provino” per entrare a far parte di Forza Italia. “A cosa stai pensando Veronica?”, chiede Rachele durante la simulazione di un dibattito. E Veronica, in modo furbesco e innocente allo stesso tempo: “Sto pensando che io quando parlano i politici non capisco mai cosa dicono. Mi fanno sentire stupida. Io vorrei uno che parla chiaro”.  Dal Salone Margherita al Parlamento, il passo è breve.

 

Pietro non permetterà a nessuno di metterlo in un angolo. Il personaggio di Caprino à molto più simile agli altri di quanto non potesse sembrare all’inizio, e il tradimento nei confronti di Miglio, sacrificato per dare prova a Bossi della propria lealtà, ne è la prova. “Anche a me stan sui maroni, ma una volta che ti buttano in acqua devi nuotare”, dice Pietro alla giovane cameriera conosciuta a casa della baronessa. Lei gli dice che quelli della Lega sono corrotti come tutti gli altri, lui la manda a quel paese, ma poi, dopo aver incontrato Giulia fuori dalla RAI, scopre che è vero. Allora perché sacrificarsi, perché confessare di aver accettato 200 milioni di dubbia provenienza? Che se la prenda qualcun altro la colpa, lui ha un’intera carriera davanti a sé. E dopo il secondo congresso nazionale, il suo posto sarà a fianco del Senatur, che ha appena annunciato il patto con Silvio Berlusconi.

 

A proposito di Berlusconi: tutti lo deridono, e nessuno sembra prendere sul serio la sua potenziale discesa in campo. Nessuno tranne Leonardo, che sa benissimo cosa sta per succedere. Il Cavaliere è pronto, e sta per fare la sua mossa. Notte viene messo in contatto tramite Muratori con Massimo D’Alema: riuscirà col suo fascino a conquistare la fiducia del leader della sinistra italiana? Ma soprattutto: riuscirà a riconquistare Arianna? Diciamo che le cose vanno meglio con il primo che non con la seconda: D’Alema lo ascolta, si lascerà sedurre dalle parole di Leonardo, mentre Arianna inizialmente gli farà credere che sì, forse potrebbe esserci un futuro per loro, ma poi finirà col piantargli una pallottola in corpo. Succederà davanti all’Hotel Jolly: è lì che Leonardo avrebbe dovuto incontrare Berlusconi, finalmente pronto a riprenderlo con sé e forse addirittura a candidarlo, ed è lì invece che Leonardo cadrà inesorabilmente a terra.

 

 

 

 

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