1993 - Domenico Diele, il poliziotto dall’anima fragile. L’intervista

Serie TV
Foto di Antonello & Montesi
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Nella serie 1993, in onda su Sky Atlantic tutti i martedì alle 21.15, Domenico Diele interpreta Luca Pastore, il poliziotto di Mani Pulite che, come pochi, crede nella giustizia e combatte il potere al fianco di Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), il PM più famoso d’Italia. Dal giorno in cui scopre di aver contratto il virus dell’HIV a causa di una trasfusione di sangue infetto, vive con un chiodo fisso: vendicarsi. Costi quel che costi. Leggi l'intervista

di Barbara Ferrara


In 1992 lo abbiamo lasciato a festeggiare mentre brindava all’inquisizione di Craxi e a tutto il suo entourage, in 1993 lo ritroviamo con uno stato di salute decisamente peggiorato, ma con la stessa sete di vendetta che continua a rodergli il fegato. Sguardo intenso, inquieto, a volte perso ma comunque sul pezzo, sempre. Mai un sorriso per Luca Pastore, al punto che lo stesso Antonio Gerardi (sul set Antonio Di Pietro), lo prende in giro per questo.

 

Dal momento in cui scopre l’amara verità sul suo conto, non è più lo stesso, si chiede perché, e risposte non ne ha. Arriva alla conclusione che “tutta la Sanità è marcia”, e lui, come tanti altri, è una vittima. Una vittima con un’unica missione: farsi giustizia e far condannare i colpevoli. A che prezzo non importa. Lo scopriremo episodio dopo episodio, in prima tv assoluta, su Sky Atlantic, tutti i martedì alle 21.15.

 

Nell’attesa lo abbiamo intervistato per saperne di più sul suo personaggio, l’unico che nella serie non è interessato ad accaparrare potere, bensì a combatterlo. L’unico che si sveglia la mattina e si addormenta la sera con lo stesso pensiero ossessivo: smascherare i corrotti e i corruttori, arrivando a fare piazza pulita, e vedere dietro le sbarre i responsabili della sua malattia. Il suo più grande cruccio.

 

Su Sky Atlantic l’ultima volta lo abbiamo visto nella serie In Treatment indossare i panni di un prete.
Sì, è vero e non solo: ho fatto Padre Riccardo mentre facevo Luca Pastore per 1993, due personaggi comunque drammatici.
Da Padre Riccardo a Luca Pastore, un salto quantico.
In entrambi i casi si parla di personaggi non risolti, Luca è umile e forte di un idealismo che prova a non far scalfire, mentre l’atteggiamento di disciplina nell’affrontare la vita secondo la direzione che ha deciso di darsi Padre Riccardo è come se fosse una reazione per sfuggire a qualcosa.
A che cosa?
A qualche presa di coscienza che ancora non ha avuto e per la quale finisce dal Dottor Mari. Soffre molto nella sua esistenza, vede che le cose non riescono ad andare più nella direzione che vuole e non capisce perché.
Si direbbe che nessuno dei due stia proprio bene.
Luca ha un modo di affrontare la malattia che ha qualcosa di eroico, bambinesco. Padre Riccardo invece è una persona meno risolta di Luca, soprattutto per chi come me lo guarda e lo vede con occhi laici.
Come è stato girare 1993?
Molto interessante, anche se tutto è stato complicato dal fatto che la realizzazione dei due progetti ha coinciso, ho fatto In Treatment e 1993 contemporaneamente.
Come si è preparato al ruolo del fido collaboratore di Antonio Di Pietro?
Ho cercato di mediare tra una cifra più naturalistica (la malattia) e una di genere (il poliziotto che indaga).
Come vestire i panni di un malato di aids?
Ho immaginato che queste persone abbiano vissuto, soprattutto nei primi anni, una vita totalmente vincolata alla malattia, e questo influiva su cosa dovevamo mangiare, cosa dovevano bere, come dovevamo dormire, cosa dovevano fare e non fare, tutto. Mi sono immaginato come una persona succube di un bruttissimo episodio successo nel passato e mai superato.
Però quest’anno Luca in 1993 evolve e forse cambierà modo di affrontare la malattia.
Si, e sarà grazie a un incontro fondamentale, condivide l’affetto con Eva (Camilla Semino Favro n.d.r.), una ragazza che ha il suo stesso male e che gli proporrà un approccio diverso di vivere.
Cosa dire di Eva?
Lei ha un atteggiamento molto più libero e affrancato rispetto a lui. E’ decisamente meno succube, e questo per Luca è quasi inconcepibile, lui non può far finta di non essere malato, non può dirsi: “che me ne frega se sono malato”. Al contempo in questa ragazza comincerà a vedere la forza del suo pensiero.
Eva apre un varco.
Scardina lo schema con cui Luca si presenta e con cui si propone al prossimo, in questo si assomiglia a Padre Riccardo: entrambi cercano di trovare una via di uscita, qualcuno che li aiuti a vedere le cose in maniera diversa.
Vedremo un Luca Pastore disposto a cambiare le proprie convinzioni.
Credo che come ogni persona Luca cerchi un po’ di serenità, felicità e amore. Quello che vuole qualsiasi persona sulla Terra.
Però il suo obiettivo è vendicarsi.
Quest’anno vuole passare ai corruttori, dopo aver assicurato il mondo imprenditoriale vuole passare al sistema politico che ha preso le tangenti, e arriverà anche molto in alto.
Quanto in alto?
Fino al Ministro della Salute dell’epoca, Francesco De Lorenzo, e al Direttore del Servizio Farmaceutico Nazionale, Duilio Poggiolini (Il Re Mida della Sanità, come veniva chiamato n.d.r.).
Luca Pastore è l’unico che combatte il potere, non lo ricerca.
Finora è stato così ed è così, poi però non si sa cosa c’è nella testa degli sceneggiatori, hanno pensato a una trilogia, lasciamo Luca alla fine di 1993 con l’idea di partire lontano dall’Italia e dall’Europa ma non si sa cosa succederà.

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