Il Vegetale, la recensione del film con Fabio Rovazzi e Luca Zingaretti

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Massimo Vallorani

La storia di Fabio, un 24enne neolaureato in Scienze della Comunicazione che vive nella Milano “con vista sul futuro", la racconta il regista Gennaro Nunziante nella commedia con Fabio Rovazzi, Luca Zingaretti, Ninni Bruschetta, Paola Caffiari, Alessio Giannone e la giovanissima Rosy Franzese

Il mondo del lavoro nell'Italia di oggi, la generazione Y della disoccupazione e del precariato, la fatica del vivere e del sopravvivere in un contesto quotidiano in cui tutto appare fragile e provvisorio. Si può descrivere tutto questo facendolo attraverso una commedia semplice, lineare e soprattutto divertente? Sì, se a dirigerlo è quel geniaccio di Gennaro Nunziante che, per la cronaca, è il regista che ha lanciato Checco Zalone e a cui, con ogni probabilità, va imputata la scelta coraggiosa di volere come protagonista del suo ultimo film “Il Vegetale”, Fabio Rovazzi.
Sì, avete capito bene, proprio quello di Andiamo a Comandare e Volare, divenuto una web star prima ancora che un cantante di successo, grazie al supporto di giganti come Fedez e J-Ax.  Il risultato di questo strano connubio è una riuscita commedia che vede nel cast anche Luca Zingaretti, Ninni Bruschetta, Paola Calliari, Alessio Giannone e la giovanissima Rosy Franzese. Il film è prodotto da The Walt Disney Company Italia e 3zero2 in collaborazione con Sky Cinema. 
 

Ma senza voler far torto a nessuno, il vero motore del film è proprio Rovazzi, che qui, alla sua prima prova da attore (sperando vivamente che non sia l’ultima), se la cava piuttosto bene dando volto e corpo alla generazione dei millennials che stentano a trovare un lavoro. Rovazzi interpreta un giovane (che si chiama proprio Fabio Rovazzi) onesto e idealista, laureato in Scienze della Comunicazione, con un padre (che ha il volto di Ninni Bruschetta) disonesto e arricchitosi grazie ad affari illeciti, che lo ha abbandonato per costruirsi una nuova famiglia. Fabio non ha contatti con il padre e lavora distribuendo volantini. Quando però il padre ha un incidente ed entra in coma, Fabio deve prendere le redini della società guidata dal genitore trovando una situazione molto complessa. Inoltre deve farsi carico anche della sorellastra, una bambina testarda e abituata agli agi garantiti dagli intrallazzi del comune padre.
Il film sviluppa una trama che sicuramente riesce a far ridere e a divertire. La pellicola però cerca di dirci anche qualcosa in più, stimolando lo spettatore ad una riflessione verso temi come il senso della comunità e quello della giustizia sociale. Merce rara nell’Italia di oggi, cosa di cui lo stesso regista Nunziante è consapevole, come ha avuto modo di scrivere nelle note di regia: “Sono sempre stato convinto del fatto che la crisi economica occidentale sia la conseguenza della crisi morale che da decenni avvelena le nostre comunità. Per un Paese, la fiducia nel prossimo è un bene assoluto, la sua mancanza lacera relazioni umane ed economiche. Col passare del tempo, oltre alla fiducia è venuto a mancare anche il prossimo, conseguenza dello smarrimento di regole chiare per la convivenza civile, dell’annientamento dei diritti sul lavoro, dei privilegi concessi alle lobby imprenditoriali, e soprattutto del sequestro della partecipazione civile e democratica dei cittadini perpetrato dalla politica. Questo lungo inverno barbarico rischia di peggiorare se non arriverà nel nostro Paese una calda stagione di riconciliazione, qualcosa che però appare impossibile a giungere; per riconciliarsi serve fare verità sul nostro passato, qualcosa che la mancanza di libertà e onestà intellettuale rende utopia. E allora dobbiamo accontentarci di rompere ogni tanto questo lungo grigiore con qualche breve giornata di sole".      
Fabio Rovazzi sembra proprio essere perfetto per rompere questo grigiore. Un giovane, tollerante, deciso ad andare avanti anche se è consapevole che la disonestà è sempre in agguato, che non bisogna arrendersi mai, anche se è necessario fare dei sacrifici, rimboccarsi le maniche, inventarsi, fare la gavetta e i lavori più umili, come il protagonista del film, Fabio, che accetta di raccogliere i pomodori. Al fondo del viaggio, come dice Armando, il personaggio interpretato dal sempre bravo Zingaretti: “Nella vita c'è sempre una ricompensa… bisogna sempre dare tutto quello che uno ha dentro, poi le cose che devono arrivare arrivano”. Sembra un po’ anche la storia del vero Rovazzi, che è passato dal trattore in tangenziale al raccolto sui campi (cinematografici) immaginati in questa sua prima prova d’attore. Per dar voce alla sua generazione, quella dei disoccupati e dei precari e per ridare un po’ di speranze a tutti noi.

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