La Finlandia in conclusione di Sguardi Altrove Film Festival con Boiling Point

Cinema

M. Beatrice Moia

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Domenica 18 marzo si è concluso il 25° Sguardi Altrove Film Festival. Sabato sera la cerimonia di premiazione, con la vittoria di Thank You For The Rain. Domenica, invece si sono susseguiti alcuni film dalle sezioni non competitive Diritti Umani, Oggi e Focus Bulgaria tra cui il documentario finlandese Boiling Point di Elina Hirvonen.

Ha chiuso la sezione Diritti Umani, domenica 19 alle 18.30Boiling point di Elina Hirvonen. Il film racconta la crescita dei movimenti xenofobi e razzisti in Finlandia, a seguito dei crescenti flussi migratori. La regista ha costruito il suo documentario intorno all’incontro tra Oula e Tapio. Il primo è uno storico che studia il fascismo in Finlandia e in Europa, il secondo un imprenditore preoccupato per il peso economico che i richiedenti asilo hanno nel suo Paese.

Elina Hirvonen, però, ha uno sguardo positivo. I dialoghi tra Oula e Tapio, che frammentano positivamente il racconto e introducono pause di riflessione nello scorrere delle immagini, appaiono come una metafora, o meglio un suggerimento, su come si dovrebbe svolgere il dialogo tra le opposte fazioni che dividono il Paese. Le conversazioni tra i due uomini offrono infatti un senso alle lamentele e agli slogan che rappresentano la colonna sonora del documentario.

La regista tenta di assumere un "ruolo terzo", cioè di dare voce in modo equilibrato sia ai progressisti sia agli estremisti di destra. Oula e Tapio, con il loro dialogare composto e rispettoso delle opinioni altrui - il primo è favorevole all'accoglienza, il secondo è scettico -  dimostrano che un dialogo è ancora possibile. L'uno cerca di comprendere la posizione dell’altro e offre in modo pacato argomentazioni a sostegno delle proprie convinzioni. Il lungo dialogo si dipana all’interno di una sauna, come per sottolineare l’importanza del luogo di origine, sia per chi accoglie e sia per chi viene accolto. Non si arriva mai al conflitto verbale, come invece avviene nel corso delle rappresaglie decise dalle fazioni razziste, con alcuni episodi estremi, come l'incendio di una casa abitata dagli immigrati, che la regista documenta in modo fedele, invettive comprese.

Oltre alla cronaca delle proteste e delle contro-manifestazioni, al di là dei dialoghi tra Oula e Tapio, ad arricchire la trama ci sono anche gli episodi di vita quotidiana di una famiglia irachena di richiedenti asilo. La fuga dalla guerra, la traversata sul barcone, l’arrivo in Finlandia senza la certezza di poter rimanere, le pratiche per il permesso di soggiorno, i pericoli e le minacce quotidiane, le difficoltà quasi insormontabili per inseririsi in un Paese che antropologicamente e climaticamente appare agli antipodi, vengono descritte con attenzione e rispetto. L'esito positivo dell'integrazione, con il trasferimento in una casa confortevole, finalmente a misura di una famiglia con tre bambini, rappresenta simbolicamente anche le speranze della regista.

Una funzione incarnata anche dall'anziana maestra finlandese che si offre volontariamente per accompagnare un gruppo di profughi iracheni, insegnando loro i primi rudimenti della lingua e tentando di risolvere i tanti intoppi burocratici. La sua volontà positiva, capace di superare gli ostacoli che, per esempio, si frappongono al riconoscimento dello status di rifugiato per i suoi nuovi amici, rimanda alla saggezza antica di un popolo che, si lascia intendere, deve ritrovare le sue qualità di moderazione e di tolleranza per affrontare al meglio una sfida epocale. Un gigantesco e complesso processo di riflessione sociale che tocca tutto l'Occidente.

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