Tutto su Mariangela: un'emozionante biografia della diva Melato

Cinema

Paolo Nizza

La copertina di Tutto su Mariangela, la biografia di Mariangela Melato 
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L’8 marzo esce in libreria per Bompiani Tutto su Mariangela”, la prima biografia completa della diva Melato scomparsa 5 anni fa. E’ il ritratto corale dell’unica attrice italiana a raggiungere un grande successo sia in cinema che in teatro, senza trascurare il piccolo schermo. Renzo Arbore, Pupi Avati, Enrico Vanzina, Sergio Castellitto, Elio De Capitani, Gabriele Lavia, Michele Placido, Renato Pozzetto, Gigi Proietti, Massimo Ranieri,  Toni Servillo, Lina Wertmüller, sono solo alcuni dei tanti colleghi e amici che hanno contribuito con le loro testimonianze al lavoro di Michele Sancisi, biografo e giornalista milanese.

Totò insegna: "Far ridere è più difficile che far piangere". Sicché fedele al motto del Principe De Curtis, Mariangela Melato, meneghina purosangue nata a Milano in Via Montebello il 18 settembre del 1943 sul grande schermo ci ha fatto dono di alcuni dei personaggi più esilaranti della commedia italiana. Se a teatro è stata capace di interpretare con la medesima bravura i musical di Garinei e Giovannini e Bertold Brecht,  Fedra e Un tram che si chiama desiderio, al cinema la Melato verrà ricordata soprattutto per il suo infinito talento comico, per la sua versatilità che le consentiva di passare con disinvoltura dalla popolana alla sciura, dalla prostituta alla poliziotta. 
Basti pensare a Basta Guardarla (1970), delizioso omaggio di Luciano Salce al mondo dell'avanspettacolo in cui Mariangela in cui interpreta Marisa Do Sol, focosa primadonna spagnola di Porta Ticinese gelosissima della giovane Maria Grazia Buccella o a Per Grazia ricevuta, esordio alla regia di Nino Manfredi nel quale la Melato è una tenera maestrina. 

La Melato è indimenticabile anche in La classe operaia va in paradiso (1971). Nel capolavoro di Elio Petri, l'attrice è Lidia, parrucchiera dalle ambizioni borghesi e amante del cottimista Lulù Massa. Anche in Mimì metallurgico ferito nell' onore, film che segna l'inizio del sodalizio con Lina Wertmüller e Giancarlo Giannini, Mariangela è la compagna maoista di un operaio: il siciliano Carmelo Mardocheo. 

Pure in Lo chiameremo Andrea, la Melato, diretta da Vittorio De Sica, è di sinistra e veste i panni della maestra Maria Ambrogini Antonazzi che non riesce ad aver un figlio con Nino Manfredi. InFilm d'amore e anarchia, invece è Salomé, prostituta in una casa di tolleranza innamorata dell'anarchico Giancarlo Giannini.

Certo, il suo ruolo più famoso è quello di Raffaella Pavone Lanzetti, la "bottana industriale" travolta da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto. Le sue schermaglie d'amore con il marinaio Gennarino Carunchio sono entrate di diritto nella storia del cinema. Come pure le aspirazioni di Gianna, la ragazza stanca di essere un oggetto e che sogna un riscatto attraverso la divisa di Poliziotta.

Ma Mariangela Melato è stata capace anche di partecipare a film coraggiosi come dimostra la sua partecipazione in Casotto, a fianco della sorella Anna, mentre in Il Gatto (1978) nei panni di un'avida portinaia dimostra di poter tener testa a un colonnello della commedia del calibro di Ugo Tognazzi.

Persino in quel bizzarro kolossal Fantasy che è Flash Gordon (1980), la Melato riesce a lasciare il segno interpretando la sadica e volitiva scienziata imperiale Kala. 

Insomma, questa studentessa di pittura all'Accademia di Brera che disegnava manifesti e lavorava come vetrinista per pagarsi gli studi di recitazione ha dimostrato che si può essere grandi sia se si è diretti da Luca Ronconi in L' Orlando Furioso, sia se si è Marietta detta "Claquette"  e si balla con Adriano Celentano nel film a episodi Di che segno sei? 

E tutta la vis comica, tutto il talento proteiforme, tutto l'intrepido coraggio di questa grande li ritroviamo nella sontuosa appassionate biografia scritta da Michele Sancisi, intitolata non a caso Tutto su Mariangela. Perché il libro, edito da Biompiani, riesce a restituirci tutta la ricchezza, la complessità, l'estro della donna e dell'artista. Grazie a più di più di 150 interviste e una meticolosa ricerca presso archivi teatrali e documenti privati, l’autore ricostruisce con perizia ed entusiasmo una lunga e ricchissima carriera durata esattamente 50 anni. Sancisi riesce nell'impresa di comporre il mosaico di una che sfuggiva a ogni cliché a ogni stereotipo nella vita e nella professione. Un'attrice in grado di recitare in italiano il ruolo di Filomena Marturano e di far commuove i napoletani. Un mostro di bravura in grado di far impallidire per crudeltà e perfidia l'iconica e hitchcockiani Judith Anderson, indossando le vesti corvine della governante di Rebecca la prima moglie.

Anche nel privato Mariangela Melato è stato uno, nessuna centomila. Icona gay, femminista, androgina, femme fatale, cambiava colori di capelli, look, stile. E Quando voleva uscire dai ruoli si rapava a zero, proprio come nella foto di copertina di “Tutto su Mariangela”, in un momento ben preciso della sua vita, che il libro racconta. Senza scivolare mai nel corrivo chiacchiericcio, nel malevolo pettegolezzo, Sancisi con pudore e sincerità indaga sull'infanzia di questa bambina piena di problemi, figlia di gente modesta (madre sarta padre vigile) e senza una vera istruzione scolastica, ma capace di diventare una vera star sullo schermo e sul palco. Una donna con un progetto la definì Pupi Avati, mentre per Federico Fellini Mariangela Melato era una via di mezzo tra una divinità egizia e un extraterrestre. Ma probabilmente le parole più giuste le ha pronunciate Gigi Proietti:

“La sua morte, per il nostro ambiente, è senza dubbio una delle notizie più tristi che ho ricevuto. Lo dico davvero».  E ora per merito di Tutto su Mariangela possiamo almeno rivivere pagina dopo pagina, capitolo, dopo capitolo il romanzo di una vita eccezionale. Perché come scrive Sancisi nel toccante epilogo del libro:  "... la sua presenza è viva di linfa e profumo nella rosa bianca chiamata col suo nome dal vivaio Barni di Pistoia. Un’elegante corolla candida e piena, di aspetto semplicee raffinato, di natura diafana ma resistente, proprio come lei. La rosa Mariangela Melato rifiorirà per sempre a primavera,sconfiggendo la morte con la bellezza."

 

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