Orecchie, il folle viaggio in bianco e nero di Alessandro Aronadio

Cinema
orecchie

Presentato al Festival di Venezia 2016 nella sezione Biennale College, arriva al cinema, il 18 maggio, la nuova commedia di Alessandro Aronadio interpretata da  Daniele Parisi, Silvia d'Amico, Pamela Villoresi, Ivan Franek, Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic, Andrea Purgatori, Massimo Wertmüller.

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di Alessio Accardo

 

“Il tipo di messa in scena, fatta di lunghe inquadrature, silenzi e tempi interni prolungati, la sfida di provare una comicità incentrata più sui dialoghi che sulle situazioni, il gusto quasi ‘ebraico’ di usare un evento infinitamente piccolo (svegliarsi con un fischio alle orecchie) per riuscire a toccare con leggerezza temi infinitamente grandi, credo che facciano di Orecchie una commedia strana, obliqua, inusuale per il panorama italiano.”


A parlare è Alessandro Aronadio, giovane regista romano che ha studiato in America (addirittura con Roger Corman!) e si è di recente messo in luce scrivendo le sceneggiature di due commedie non banali come  Che vuoi che sia di Edoardo Leo e Classe Z di Guido Chiesa. Oggi, a sette anni dal suo esordio da regista nel lungometraggio - con Due vite per caso, opera prima che fu selezionata nella sezione Panorama del Festival di Berlino e fece vincere a Isabella Ragonese il suo unico Nastro d’argento come miglior attrice – Aronadio porta nelle sale una commedia italiana diversissima da quelle a cui siamo abituati dalle nostre parti.


Girata in un bianco e nero programmatico e con un formato inferiore al 4:3, Orecchie racconta il buffo e disperato on the road di un uomo qualunque (un supplente di storia e filosofia) in una Roma raggelata e irriconoscibile. L’esilarante via crucis di un everyman (non ha letteralmente alcun nome) che si imbatte in una serie interminabile di disavventure dal sapore surreale, cui reagisce con la paziente impassibilità di un Buster Keaton de noantri.


A interpretarlo, alla perfezione, Daniele Parisi, attore prevalentemente teatrale, al suo esordio cinematografico.


Tutto nasce da un incidente banale: un fastidioso fischio alle orecchie, che dà la stura a un fuoco di fila di incontri deflagranti con una lunga teoria di personaggi apparentemente assurdi ma a ben vedere molto riconoscibili: due suore invadenti inopinatamente picchiate da una signora anziana, un rapper filippino che legge Camus (che però pronuncia come fosse una parola inglese), due medici torvi e folli (interpretati magistralmente da Andrea Purgatori e Massimo Wertmüller), una madre non più giovane ma ancora affamata di vita (Pamela Villoresi), il suo amante (Ivan Franek) ovvero un performer cialtrone che assembla i mobili di Ikea però senza istruzioni, un direttore di giornale spregiudicato (Piera Degli Esposti) che vorrebbe coniugare il filosofo Immanuel Kant col topless, e infine un prete molto sui generis col volto di Rocco Papaleo che pronuncia massime così: “La vita è troppo breve per avere paura”.


Un viaggio di ordinaria follia compiuto suo malgrado dall’eroe senza nome di Aronadio
, che al principio è mosso solo dal bisogno di risolvere quel piccolo problema fisico (oltre che dalla ricerca di un misterioso amico scomparso, nel senso di defunto) e che si carica invece, nel corso del tempo, di un obiettivo ben preciso: tornare a far sorridere sua moglie (la Silvia D’Amico di Non essere cattivo).


Ecco, Orecchie vive tutto (e non è affatto poco) in questa spericolata ronde tra le vie di una Roma poco raccontata, condotta dall’autore - e dalla vasta pletora di volti noti del suo cast - con originalità e umorismo.


Per questo lo si segue con passione divertita, per questo si avrebbe voglia di augurargli ogni fortuna. Perché – con tutto il rispetto per quella che già c’è - anche in Italia un’altra commedia è possibile.

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