"Sta' senza pensier": le frasi celebri di Gomorra diventate un cult

Spettacolo
Le frasi così come i personaggi di Gomorra sono diventate ormai celebri in tutta Italia

Grande attesa per il terzo e il quarto episodio di Gomorra 3, la serie evento e produzione originale Sky in onda venerdì alle 21.15 su Sky Atlantic HD e Sky Cinema 1 HD. Dopo il successo dell’esordio, ripercorriamo i tormentoni più famosi delle prime due stagioni

Cresce l’attesa per i nuovi episodi della serie Gomorra 3. Dopo il successo delle prime due puntate, trasmesse venerdì 17 su Sky Atlantic HD e Sky Cinema 1 HD e che hanno fatto registrare ascolti record, l’appuntamento è per il 24 novembre sugli stessi canali. Genny Savastano e gli altri protagonisti di una delle serie più amate degli ultimi anni ( LO SPECIALE) fanno ormai parte della quotidianità di milioni di telespettatori: le loro frasi cult sono diventate dei veri e propri tormentoni. ( 10 cose di Gomorra che (forse) non ricordi. INFOGRAFICA)

"Sta’ senza pensier", il tormentone della prima stagione

Chi non ha mai ripetuto l’ormai celebre frase che Ciro di Marzio, interpretato da Marco D’Amore, pronuncia all’inizio della prima stagione e che diventerà poi un tormentone dentro e fuori il set? "Sta’ senza pensier" è ormai utilizzato in tutta Italia per dire "non ti preoccupare": magliette, striscioni allo stadio e video dedicati su YouTube, ormai non se ne può più fare a meno. 

"Ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost'", l’inizio choc della seconda stagione

La frase con cui Pietro Savastano inaugura la seconda serie di Gomorra, "Ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost'" ("adesso ci riprendiamo tutto quello che è nostro") è forse la più celebre dell’intera serie. Il personaggio parla con i suoi uomini all’interno di un garage: l’obiettivo è quello di riprendere il potere del malaffare in città, ma grazie a queste parole che ci regalano i protagonisti, adesso anche gli appassionati che non vivono a Napoli e dintorni sanno come esprimere la propria voglia di rivalsa, di riscatto o vendetta. 

Prove di fiducia e parole filosofiche, le altre frasi storiche

Ci sono diversi modi per testare la fiducia dei propri amici: quando nel secondo episodio della prima stagione Ciro di Marzio viene invitato a bere qualcosa che non è esattamente spumante per "brindare" a un patto di fede con il clan, la frase "Biv! Vogl capì se me pozz fidà e te!" ("Bevi! Voglio capire se mi posso fidare di te") diventa un tormentone. Così come un cult sono diventate le famose "du fritture" ordinate al ristorante (in francese) da Salvatore Conte. Oltre alle ordinazioni particolari, un’altra frase cult del boss è quasi una perla filosofica: durante un viaggio in macchina, il personaggio interpretato da Marco Palvetti dice che "L'omm che po' fa' a men 'e tutt cos’ nun ten paur 'e nient", tradotto: "L’uomo che può fare a meno di tutte le cose non ha paura di nulla", un invito a saper rinunciare ai vizi della vita per essere invincibili. 

Abbracci mortali e apprezzamenti particolari

Non c’è puntata nelle prime due stagioni di Gomorra che non abbia lasciato in eredità almeno una citazione diventata poi un tormentone. Tra queste, impossibile non menzionare la celebre "Vien, viett a’ piglià ‘o perdono" ("Vieni, vieni a prenderti il perdono") che Don Salvatore dice a Danielino prima di abbracciarlo. Il giovane però non sa che quello è un abbraccio mortale visto che poi verrà ucciso. Gomorra, però, è una serie dove un ruolo fondamentale è riservato alle donne. Proprio a una di loro è rivolta una frase che nel pensiero di Don Pietro è un apprezzamento nei confronti della sua Imma: "Te veco cchiù selvaggia, cchiù leonessa!", dice il criminale che da dietro le sbarre nota il cambio di look della moglie. Altri complimenti sono quelli che Don Salvatore fa alla madre dopo aver mangiato una delle sue prelibatezze: "Mammà, tu avissa partecipa' a nu programma e cucina ind' a television'!" ("Mamma, tu dovresti fare un programma di cucina in televisione").

Insegnamenti, divani scomodi, re e regine

Indimenticabili anche gli insegnamenti di Don Pietro, tra cui quello che rivolge al primogenito Genny quando gli ricorda di chi è figlio: "Genna’, tu si figl’ a me! Nun tieni bisogno di possibilità" (Genna’, sei mio figlio! Non hai bisogno di possibilità”), e quello diretto al giovane Pasquariello al quale dice, riferendosi ai suoi bei vestiti costosi, che "Song e sord ca fann l'omm onest" ovvero che "Sono i soldi che fanno l’uomo onesto". Restando nella famiglia Savastano, è nella memoria di tutti la scena del divano: Don Pietro si siede con la moglie su un divano antico ma non ne apprezza la qualità: "Nun me piace, lo dobbiamo cambiare ‘sto divano. Aggia’ sta’ comodo" (Non mi piace, lo dobbiamo cambiare questo divano, devo stare comodo"). Il figlio Genny, invece, a differenza del padre su quel sofa, in discoteca si sente particolarmente a suo agio, tanto da dire alla sua ragazza "Io stasera mi sento nu re, vuoi essere la mia regina?".

Perdite di tempo, l’arte dell’attesa e scalate in cima

Il tempo è denaro, vale anche in Gomorra: Pietro Savastano dopo l'evasione, viene a sapere della sparatoria in cui Genny è stato ferito gravemente e, dopo essere stato invitato a riposarsi, dice "M’aggià ripusat’ pure tropp assaj" ("Mi sono riposato fin troppo"). Chi invece la pensa in maniera diversa è Donna Imma, secondo cui la "Guerra non la vince chi è più forte, ma chi è più bravo ad aspettare. E questo nessuno lo sa fare meglio di noi femmine". Una frase famosissima. Così come "Stiamo in cima", detta da Ciro nella prima puntata della seconda stagione, poco prima di uccidere la moglie Debora in spiaggia, dopo una cena.

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