Le opere d'arte "sparite" nel corso della storia

Spettacolo

Flaminio Spinetti

I Buddha di Bamiyan sono stati distrutti a cannonate nel 2001 (Getty Images)
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Il Salvator Mundi di Leonardo, venduto all'asta per 450 milioni di dollari, è solo uno dei capolavori che è stata considerato "perduto" dagli studiosi. Ecco altri grandi esempi, dal Colosso di Rodi al Caravaggio

Per lunghi anni il quadro Salvator Mundi di Leonardo era considerato una delle opere del maestro toscano persa per sempre. Anche questo ha contribuito a portare alle stelle il suo valore nel corso dell'asta di mercoledì 15 novembre, conclusa con un'offerta finale di 450 milioni di dollari. Ma quali sono gli altri capolavori che non vedremo mai in un museo? Eccone alcuni.

Le sette meraviglie del mondo antico

Citate da Erodoto nelle sue Storie e dal poeta greco Antipatro di Sidone, tra le "sette meraviglie del mondo" solo le Piramidi di Giza si sono salvate dalla distruzione dovuta al passare del tempo o per mano dell'uomo. Le altre sono i giardini pensili di Babilonia, la statua di Zeus a Olimpia, il tempio di Artemide a Efeso, il Mausoleo di Alicarnasso in Turchia, il Faro di Alessandria d'Egitto e il Colosso di Rodi. Tra queste, proprio quest'ultimo ha colpito l'immaginario collettivo per secoli, tanto da ispirare la creazione più di 2mila anni dopo della Statua della Libertà. E come il monumento newyorkese ha accolto i viaggiatori che raggiungevano la città americana via nave, così il Colosso dava il benvenuto ai navigatori che nel terzo secolo avanti Cristo arrivavano all'isola greca di di Rodi. Terminata nel 293 a.C., la statua rivestita in bronzo era alta 32 metri e raffigurava il dio del sole Elios, protettore della città. L'opera suscitò lo stupore dei viaggiatori per soli 67 anni, fino a quando un terremoto la distrusse nel 226 a.C. I resti rimasero "coricati" a terra per 800 anni fino a quando gli arabi, entrati in possesso dell'isola, decisero di riciclarne le componenti per venderli, disperdendoli.

La testa di medusa di Leonardo

Oltre al "Salvator Mundi", sono diverse le opere di Leonardo da Vinci che gli studiosi considerano perdute per sempre. Tra le più misteriose c'è lo scudo decorato con una testa di Medusa che il Vasari attribuì a un giovanissimo Leonardo. Sarebbe stato il padre ad affidargli la decorazione di uno scudo con un soggetto legato alla mitologia greca. Sempre secondo quanto scritto da Vasari, l'opera terminata terrorizzò a tal punto il padre da portarlo a venderla il prima possibile a un mercante di passaggio. L'ottima cifra guadagnata può essere tra i motivi che convinse il genitore di Leonardo a inviarlo come apprendista nella bottega del pittore Andrea del Verrocchio. Attualmente alcuni studiosi d'arte si interrogano sulla reale esistenza dell'opera, considerandola una sorta di mito legato al genio rinascimentale.

"Gli spaccapietre" di Gustave Courbet

Dipinta nel 1849 dal pittore francese Jean Désiré Gustave Courbet, l'opera fece scalpore tra i contemporanei per il suo crudo realismo e l'evidente volontà di essere una denuncia sociale sulla condizione delle classi proletarie. L'olio su tela, custodito nella Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, è andato perduto nel febbraio 1945, quando la città fu rasa al suolo dai bombardamenti dell'aviazione anglo-americana.

Il murales di Diego Rivera al Rockefeller Center di New York

Il muralista e pittore messicano Diego Rivera era all'apice della sua carriera quando venne invitato a New York da John D. Rockefeller per decorare la hall del Rockefeller Center nel centro della Grande Mela. Era il 1932 e la città, investita dalla Grande Depressione del 1929, era un calderone di povertà e trionfo capitalistico pronto per scatenare la passione ideologica di Rivera, da sempre fervente comunista. Nonostante il nome del suo committente in quegli anni fosse invece quello di un magnate, Rivera nel murales "L'uomo dominatore dell'universo" non rinunciò alla volontà di decorarlo con simboli della sua ideologia. Non solo nel centro della città americana sarebbe apparso un ritratto di Lenin, leader della rivoluzione sovietica, ma l'opera era un'evidente contrapposizione tra le masse operaie e l'elite industriale, rappresentata in modo poco lusinghiero. Alla richiesta di modificare il murales, Rivera preferì la possibilità di coprirlo e farlo scomaprire, salvo poi realizzarne uno simile a Città del Messico.

Il ritratto di Winston Churchill

Realizzato nel 1954 dal pittore Graham Sutherland, su richiesta di alcuni membri del Parlamento britannico, il ritratto di Winston Churchill venne presentato per l'80esimo compleanno dell'ex primo ministro. Un regalo quanto mai poco indovinato, dato che Churchill detestava lo stile del pittore e la posa in cui lo aveva ritratto, tanto da scrivergli una lettera per lamentarsene. Il rifiuto di Churchill e della moglie di partecipare alla presentazione ufficiale del ritratto sancirono la sorte sfortunata definitiva del quadro. Solo nel 1977 si venne a sapere che fu la stessa moglie di Churchill a fare a pezzi e bruciare il ritratto del marito, subito dopo la presentazione al pubblico.

I Buddha di Bamiyan

Realizzate a Bamiyan, in Afghanistan, le due statue del Buddha alte 38 e 53 metri avevano rispettivamente 1800 e 1500 anni. Abbozzati direttamente nelle nicchie di pietra che li ospitavano, i due colossi vennero successivamente completati con aggiunte di stucco e successivamente dipinte per enfatizzare l'espressione dei volti. Trovandosi su una delle direttrici della Via della Seta, la loro presenza ha accompagnato per secoli il tragitto di viaggiatori. Oggetti di saltuari momenti di intolleranza da parte dei governatori musulmani dell'Afghanistan, riuscirono comunque a superare la prova del tempo, fino al 2001. Poco prima dell'invasione del Paese, guidata dagli Usa, i Talebani decisero infatti di cannoneggiare le due statue fino a ridurle in frantumi con l'accusa di essere dei simboli dell'idolatria di un'altra religione. Dal 2003 le due statue sono state inserite dall'Unesco nella lista dei Patrimoni dell'Umanità, nella speranza di poterle restaurare.

Il Caravaggio perduto

La "Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi" è stato dipinto dal maestro italiano nel 1600 durante il suo periodo di permanenza a Palermo. L'olio su tela era esposto nell'oratorio della Chiesa di San Lorenzo nel capoluogo siciliano. Le sue tracce si sono perse nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969, quando la tela è stata trafugata. I sospetti sono ricaduti sulla mafia palermitana, in base alle dichiarazioni di alcuni pentiti. Le ricerche proseguono da anni e gli esperti sostengono che attualmente il quadro avrebbe un valore di mercato di circa 30 milioni di euro.

La Camera d'ambra di Caterina di Russia

Realizzata tra il 1701 e il 1709 per volere del re Federico di Prussia per decorare la sua residenza a Charlottenburg, fuori Berlino, fu poi donata nel 1716 allo zar russo Pietro il Grande per sancire la loro allenza. Caterina, figlia di Pietro, decise di usare i pannelli ricoperti di ambra per decorare una sala del Palazzo di Inverno di San Pietroburgo e successivamente la sua residenza di Caskoe Selo. Durante la seconda guerra mondiale, il palazzo venne occupato dalle truppe tedesche e i pannelli smontati e rispediti in Germania. Nel 1944 gran parte di essi sono andati distrutti durante un bombardamento. Oggi, di quella che venne definita all'epoca l'ottava meraviglia del mondo, non restano che pochi frammenti in alcune collezioni private. Nel maggio del 2003 la Camera, ricostruita basandosi sui progetti originari, è stata inaugurata alla presenza del cancelliere tedesco Gerhard Schröder e del presidente russo Vladimir Putin.

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