Auguri Roberto Benigni, compie 65 anni l'attore premio Oscar

Spettacolo

Antonio Marafioti

Roberto Benigni (Getty Images)

Nato il 27 ottobre 1952, il regista toscano si è imposto nel panorama cinematografico dopo una lunga carriera e il trionfo mondiale de "La vita è bella". È ancora l'unico attore italiano ad aver vinto l'Oscar come miglior protagonista dopo Anna Magnani e Sophia Loren

C'è qualcosa di memorabile nel percorso artistico di Roberto Benigni. L'attore italiano, che il 27 ottobre compie 65 anni, è forse quello che meglio di chiunque altro può vantare un posto d'onore nella storia del cinema, italiano e internazionale, dopo essere partito dal nulla. La stessa Hollywood faticò a capire questo concetto quando, subito dopo aver vinto il primo dei tre Oscar per "La vita è bella", Benigni disse dal palco del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles: "Vorrei ringraziare i miei genitori a Vergaio, un piccolo paese in Italia, grazie mamma e babbo. Loro mi hanno dato il regalo più grande: la povertà". Era il 21 marzo 1999 e le star del firmamento hollywoodiano scoppiarono a ridere davanti a quella che non era una battuta, ma la chiave di lettura dell'apice di una carriera partita da una frazione di Prato abitata da circa 4mila persone.

Gli inizi della carriera

A Vergaio, la famiglia Benigni si trasferisce nel 1958 da Manciano La Misericordia, frazione di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo. È qui che il 27 ottobre 1952 nasce Roberto Benigni, ultimo di quattro figli di Luigi Benigni e Isolina Papini, due contadini del luogo. Roberto cresce in campagna e con tre sorelle tutte più grandi di lui, Bruna, Albertina e Anna. Dopo essere entrato e uscito da un seminario fiorentino, consegue il diploma di ragioniere all'Itc Datini di Prato. Sono gli ultimi studi prima di darsi all'arte e debuttare, poco meno che ventenne, come musicista al Teatro Metastasio di Prato con lo spettacolo "Il re nudo" nel 1971. Si sposta poi a Firenze dove conosce diversi attori toscani tra cui Marco Messeri con il quale avvia un sodalizio artistico che li porterà a Roma nel 1972. Nella capitale conosce, nel 1975, Giuseppe Bertolucci che gli regala il monologo "Cioni Mario di Gaspare fu Giulia" e, con questo, il successo nazionale. Nel 1977 il personaggio del contadino Cioni sarà interpretato da Benigni nella sua pellicola di esordio al cinema, "Berlinguer ti voglio bene", per la regia dello stesso Bertolucci.

Da Berlinguer a Troisi

Destino vuole che, a qualche anno dall'uscita del suo primo film, Benigni incontri a Roma proprio Enrico Berlinguer. Il comico, presente a una manifestazione organizzata dalla Fgci il 16 giugno 1983, sale sul palco dell'evento e prende in braccio l'allora leader del Pci, facendosi immortalare in uno scatto che farà storia perché smonta l'immagine seriosa del politico e, al contempo, amplifica la sua. Benigni in pochi anni raggiunge sia il palco dell'Ariston, durante diverse edizioni del Festival di Sanremo, sia quello di numerosi teatri nazionali dove, dal 1983, è in tournée con "Tuttobenigni", il suo one man show che replicherà anche nel 1989. Per il cinema gira "Chiedo asilo" di Marco Ferreri (1978) e, soprattutto, "Il pap'occhio" (1980) per la regia di Renzo Arbore. Il film, molto apprezzato da pubblico e critica, conferma il sodalizio artistico tra Benigni e Arbore, iniziato in tv con "L'altra domenica" e proseguito nel 1983 con la commedia "FF.SS." - Cioè: "...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?". L'anno dopo arriva "Non ci resta che piangere", che Benigni scrive, dirige e interpreta insieme a Massimo Troisi. La pellicola, che al cinema incassò l'incredibile cifra di 15 miliardi di lire, è un trionfo artistico assoluto e resta ancora uno dei film più amati del regista toscano. C'è stato chi, dopo quella prova, paragonò il duo Benigni-Troisi a quello formato da Totò e Peppino De Filippo.

Le prime esperienze internazionali

Sull'onda del successo in patria arriva, nel 1986, l'occasione di girare oltre oceano. Negli Stati Uniti Benigni incontra il regista Jim Jarmusch con il quale lavora a tre progetti nel giro di cinque anni. Nel 1986 è uno dei protagonisti, insieme a Tom Waits, del film "Daunbailò". Lo stesso anno scriverà insieme a Jarmusch, "Coffee and Cigarettes", un cortometraggio che si rivelerà un colpo così vincente da essere ripreso da due sequel nel 1989 e nel 1993 e da un'antologia con 11 cortometraggi nel 2004. Poi è il momento, nel 1991, di "Taxisti di notte", dove Benigni recita la parte di un tassita toscano in giro per le strade di una Roma desolata. Due anni dopo è Jacques Gambrelli, nella pellicola di Blake Edwards "Il figlio della Pantera Rosa", accanto a Peter Sellers.

La Melampo e l'incontro con Fellini

Pochi incontri sono stati così importanti nella storia del cinema italiano come quello del 1988 tra Benigni e lo sceneggiatore Vincenzo Cerami. La coppia scrisse tra, il 1988 e il 1994, tre film che ottennero un successo straordinario e imposero il duo autoriale al vertice del cinema italiano: "Il piccolo diavolo", "Johnny Stecchino" e "Il mostro". Il successo davanti e dietro la macchina da presa convinse Federico Fellini a scritturare Benigni per quello che sarà l'ultimo film diretto dal maestro riminese: "La voce della Luna". Nella pellicola Benigni sarà affiancato dall'attore Paolo Villaggio. Dei due lo stesso Fellini dirà: "Sono due ricchezze ignorate e trascurate. Ignorarne il potenziale mi sembra una delle tante colpe che si possono imputare ai nostri produttori".

La vita è bella

Il capolavoro di Roberto Benigni arriva nel 1997 con un film che racconta nella doppia chiave comica e drammatica la tragedia dell'Olocausto. "La vita è bella", scritta dal duo Benigni - Cerami, conquista tutto ciò che può essere conquistato, dai premi cinematografici all'amore del pubblico e della critica. Il film parte dalla sua Arezzo e, in poco tempo, conquista la consacrazione di Hollywood che lo premia con tre statuette alla 71ma edizione degli Oscar. Tutti i giornali del mondo sono a Vergaio in attesa del verdetto dell'Academy e Benigni ottiene il premio come miglior film dalle mani di Sophia Loren, che lo acclama ad alta voce dal palco delle stelle. Poi osserva Nicola Piovani ritirare la sua statuetta per la migliore colonna sonora e per concludere in bellezza batte quattro mostri sacri del cinema come Tom Hanks, Ian McKellen, Nick Nolte ed Edward Norton, in corsa per la statuetta come miglior attore. Benigni è il terzo attore italiano, il primo uomo, a vincere un Oscar in questa categoria: i primi due andarono ad Anna Magnani nel 1956 e a Sophia Loren nel 1962. "Robertino", come lo chiamano in famiglia, è stato anche il secondo attore ad aver ricevuto il riconoscimento per un film da lui diretto, dopo Laurence Olivier che vinse nel 1948 con "Hamlet".

Dal cinema a Villaggio

Il trionfo de "La vita è bella" darà a Benigni la possibilità di partecipare alle riprese di "Asterix e Obelix contro Cesare" una pellicola italo-francese in cui lo stesso attore toscano partecipa con la casa di produzione Melampo, fondata nel 1991 con la moglie Nicoletta Braschi. Dopo tre anni è la volta della sua rivisitazione di "Pinocchio", la prima regia dai tempi de "La vita è bella". Il film verrà stroncato dai giudizi negativi della critica, tanto da ottenere la candidatura a sei Razzie Award. Dopo aver girato "La Tigre e la neve" nel 2005 Benigni si prende una lunga pausa dal cinema. Tornerà sette anni più tardi grazie a Woody Allen che lo dirige in "To Rome with Love", al momento l'ultima sua pellicola. Dopo il cinema inizia il percorso teatrale con il suo "Tutto Dante", uno spettacolo su tredici canti della "Divina Commedia" che lo porterà in tournèe per l'Italia e il resto del mondo. Benigini ha una parte anche nel docufilm dedicato a Paolo Villaggio dal titolo "La voce di Fantozzi". Nella pellicola, diretta da Mario Sesti e presentata al Festival di Venezia 2017, Benigni ricorda Villaggio con un monologo dedicato al grande collega.

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