"La vita in comune", arriva al cinema il Salento poetico di Winspeare

Spettacolo

Presentato in concorso nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia esce sabato 2 settembre in sala il nuovo film del regista pugliese: una parabola su come l'amore per la cultura possa cambiare la vita delle persone. LA CLIP E IL TRAILER

"Papa Francesco, cerca di proteggermi e fammi fare una bella rapina". Sono queste le preghiere e i pensieri che accompagnano gli abitandi di Disperata, un paesino nel meridione italiano dimenticato da Dio e al centro del nuovo film di Eduardo Winspeare "La vita in comune". Il film, presentato in concorso nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, esce nelle sale italiane sabato 2 settembre grazie alla distribuzione di Altre Storie.

Tre anni fa "In grazia di Dio"

A tre anni di distanza da "In grazia di Dio" il regista, cresciuto a Disperata, frazione del comune di Tricase in provincia di Lecce, torna così a raccontare il suo salento e lo fa di nuovo con un gruppo di attori non professionisti, portando sullo schermo una storia fiabesca in cui la bellezza della poesia e l’amore per la natura diventano risorse per affrontare la quotidianità, si trasformano in sogni e ambizioni dal potere salvifico.

L'arte che cambia la vita

Il film racconta del malinconico sindaco del paese di Disperata, Filippo Pisanelli, che si sente terribilmente inadeguato al proprio compito. Solo l'amore per la poesia e la passione per le sue lezioni di letteratura ai detenuti gli fanno intravedere un po’ di luce  nella depressione generale. In carcere  conosce Pati, un criminale di basso calibro del suo stesso paese. Il sogno di Pati e di suo fratello Angiolino era di diventare i boss del Capo di Leuca, ma l’incontro con l'arte cambia tutti, e così un’inconsueta amicizia tra i tre porterà ciascuno a compiere delle scelte coraggiose: i due ormai ex banditi subiranno una vera e propria conversione alla poesia e alla bellezza del Creato, mentre il sindaco troverà il coraggio per difendere delle idee, forse folli, ma per cui vale la  pena  battersi. 

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