Bolle e Zakharova in Progetto Händel: i “non limiti” di due étoile

Spettacolo

Chiara Ribichini

Roberto Bolle E Svetlana Zakharova in prova. Archivio Fotografico Fondazione Teatro alla Scala
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In prima assoluta al Teatro alla Scala la coreografia di Bigonzetti su musica barocca con una coppia d’eccezione. Bolle: “E’ un balletto contemporaneo che permette di andare oltre gli ostacoli del corpo”. “In scena il mondo interiore di noi artisti” dice la star russa

Due star assolute della danza internazionale come Roberto Bolle e Svetlana Zakharova, la più intima musica da camera, una coreografia contemporanea che permette di andare oltre i limiti del corpo e mettere al centro della scena il mondo interiore dell’artista. Nasce su questi presupposti “Progetto Händel”, il balletto in prima assoluta, in scena al Teatro alla Scala di Milano da stasera, 20 maggio, firmato da Mauro Bigonzetti che torna così al Piermarini dopo le dimissioni dello scorso ottobre arrivate a pochi mesi dalla nomina come direttore del Corpo di Ballo. Una carica da pochi giorni affidata a Frédéric Olivieri, a cui era già stato dato l’incarico ad interim.

In scena il mondo interiore dell’artista

Sorridente e visibilmente emozionato, Bigonzetti non nasconde il suo desiderio di continuare a collaborare con la compagnia che ha diretto per qualche mese. “E’ dal ’93 che lavoro con la Scala e spero che ci saranno altre occasioni. Anche perché trovo strepitosa quest’ultima generazione di danzatori. Per questo progetto, non potendo usare tutta la compagnia che in questo periodo è impegnata in diverse produzioni, ne ho scelti alcuni in base alla loro sensibilità sottile. Li conosco tutti molto bene” afferma durante la conferenza stampa di presentazione della sua coreografia. E sui protagonisti: “Con Roberto Bolle abbiamo già lavorato insieme, con Svetlana Zakharova è la prima volta. E’ unica. Si è messa al servizio del progetto. Lavorare con artisti di questo livello è un continuo arricchimento”. “Ero molto dispiaciuta di non aver danzato la sua Cenerentola lo scorso anno, così ho accettato subito” racconta Zakharova che definisce Bigonzetti un coreografo “molto musicale e intellettuale che vuole mostrare il mondo interiore dell’artista”. E aggiunge: “Non c’è nulla che vada contro la mia artisticità, contro il mio corpo”. Un corpo che, a onor del vero, è forse uno tra i più flessibili e apparentemente senza limiti della storia della danza a cui la stessa Zakharova deve parte del suo successo internazionale. 

I "non limiti" di due étoile

Anche Roberto Bolle sottolinea come “Progetto Händel” permetta di evidenziare “i non limiti che ci sono nei corpi” dei danzatori. “Si può fare solo nelle coreografie più contemporanee, giocando con gli off balance (i cosiddetti fuori peso tanto cari a George Balanchine, ndr)”. E su Bigonzetti: “Ha la capacità di capire il danzatore, sia sul lato tecnico che interiore. E’ un coreografo che, a differenza di altri, mette in primo piano l’artista e non il risultato sulla scena”. Per Roberto Bolle e Svetlana Zakharova “Progetto Händel” rappresenta dunque anche la prima occasione di ballare insieme in una coreografia contemporanea, dopo tanti anni sulla scena nei passi a due più celebri della storia della danza classica, dal "Lago dei Cigni" a "Giselle", passando per "Bayadere". “Il nostro è un sodalizio artistico che dura da tanti anni e che ora assume per la prima volta una lettura diversa. C’è un rapporto più intimo rispetto a un balletto con l’orchestra. E uno spazio assolutamente libero e vuoto. Al centro della scena c’è solo l’artista”.

Una rivisitazione del barocco

Artista al centro della scena di “Progetto Händel” ma anche, ovviamente, la musica barocca. “E’ un progetto che nasce dalla mia passione per la musica antica. Händel è uno dei miei compositori preferiti. Lo ascolto da quando era bambino” spiega Bigonzetti. Ad eseguire i brani nella prima parte del balletto James Vaughan al pianoforte. “Se Mozart è una sfida Händel va ancora oltre” sottolinea. E aggiunge: “Io passo tutta la vita in mezzo ai cantanti, questa dimensione tra i danzatori è nuova e mi piace”. Nella prima parte della coreografia l’uso di un unico strumento solista crea una dimensione monocromatica e più intima sulla quale danzano con assoli o duetti gli artisti. La seconda è invece un’esplosione di colori resa anche nei cromatismi dei costumi e attraverso la maggiore presenza e diversificazione degli strumenti musicali coinvolti. Costumi che, sottolinea Bigonzetti, nascono dall’idea di un barocco rivisitato e completano l’ intreccio che si crea tra strumenti musicali e danzatori. Un intreccio che Zakharova riassume così: “Mentre danzo ho sempre la sensazione che accanto a noi ci sia uno spirito, la musica”. 

 

 


 

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