Aumentare il prezzo del cibo meno salutare può salvare molte vite

Salute e Benessere
Frutta, verdura e cereali integrali dovrebbero, secondo lo studio, godere di prezzi più bassi (Getty Images)
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Secondo uno studio realizzato negli Usa, una politica di incentivi a favore dell'acquisto di alimenti sani contribuirebbe a diminuire sensibilmente le morti per malattie cardiometaboliche, soprattutto tra i cittadini più svantaggiati

Regolare i prezzi degli alimenti in base alle loro proprietà benefiche, penalizzando quelli dannosi, potrebbe evitare decine di migliaia di morti all'anno per malattie cardiometaboliche come il diabete. È quanto emerge da uno studio americano realizzato con dati raccolti dalla Tuft University, nel Massachusetts, e pubblicato alla fine di novembre su Bmc Medicine.

Fino al 10% in meno delle morti

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato da una parte i consumi di carne rossa e lavorata e delle bevande zuccherate e - dall’altra - gli investimenti in cibi "sani" come frutta, verdura, cereali integrali e frutta secca. A questo punto hanno condotto due esperimenti, modificando i prezzi delle due categorie di alimenti e collegandoli all’incidenza che quest’ultimi possono avere sulla salute dei cittadini americani. Nel primo hanno abbassato il prezzo dei cibi "sani" del 10% e hanno aumentato della stessa misura quello degli altri, mentre nel secondo caso la variazione di prezzo è stata del 35%. I risultati ottenuti sono stati poi usati per costruire due differenti proiezioni. Nel primo caso hanno portato a stimare una proiezione di 23mila morti in meno all'anno negli Usa, ossia circa il 3,5% del totale dovuto alle malattie cardiometaboliche, con i benefici maggiori per prevenire ictus e diabete. Nel secondo caso, invece, i decessi "evitati" sono saliti addirittura al 10% del totale.

Effetto maggiore per i redditi più bassi

Analizzando i dati, i ricercatori si sono convinti che questo tipo di politica dei prezzi sarebbe particolarmente efficace per le fasce di reddito più basse, le quali hanno meno possibilità economiche e culturali di seguire una dieta sana. "Le strategie attuali, dalle campagne educative alle etichette sui cibi - secondo Dariush Mozaffarian, uno degli autori dello studio - hanno migliorato le cose in generale, ma meno per le persone con un basso status socioeconomico". Per questa ragione, sottolinea lo studioso, " gli incentivi finanziari per l'acquisto di alimenti sani e i disincentivi all'acquisto di alimenti non salutari possono rivelarsi efficaci nel ridurre significativamente le disparità nelle malattie cardiometaboliche", soprattutto per i cittadini più disagiati.

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