Scoperta nuova immunoterapia in grado di colpire le cellule tumorali

Salute e Benessere
Test di laboratorio (Getty Images)
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Una ricerca pubblicata su Nature Translational Medicine apre nuovi scenari per il trattamento, in particolare, del cancro alla prostata, al seno e alla pelle

Una terapia basata sull'esposizione a un particolare virus è in grado di dare una "sveglia" al sistema immunitario, mettendolo nella condizione di colpire in modo mirato le cellule tumorali. E' quanto è stato sperimentato dai ricercatori della Duke University (Usa) in una ricerca i cui risultati sono stati pubblicati su Science Translational Medicine. Il punto di arrivo è un'immunoterapia in grado di contrastare, in particolare, i tumori alla prostata, al seno e il melanoma.

Il virus "ibrido"

Protagonista della ricerca è un virus modificato in laboratorio, noto come poliovirus oncolitico ricombinante (Pvsripo): questo è frutto dell'ibridazione del virus poliomielitico con il rhinovirus, responsabile del raffreddore. La caratteristica di queste particelle infettive è quella di attaccare prevalentemente le cellule tumorali: in particolare quelle del melanoma e del cancro al seno triplo negativo, in quanto producono un eccesso di proteina CD155 che agisce da recettore, in grado di attirare il poliovirus oncolitico. Quando le cellule vengono così sollecitate, si attivano le risposte immunitarie utili a combattere il tumore.

La reazione al virus

La reazione dei globuli bianchi arriva nel momento in cui la presenza del virus stimola la produzione di antigeni da parte delle cellule tumorali attaccate che, a quel punto, diventano vulnerabili al sistema immunitario dell'organismo. In un secondo processo vengono, poi, sollecitati i linfociti T, un tipo particolare di globulo bianco: il virus, infatti, attacca le cellule dendritiche, quelle note per la propria funzione di "tramite" fra una sostanza estranea e la risposta immunitaria, appunto, dei linfociti T. Anche in questo caso il risultato conduce al medesimo bersaglio finale: le cellule tumorali, che con questa terapia vengono aggredite sia dai macrofagi sia dai linfociti T. I risultati di quest'operazione, sottolineano gli studiosi, non sono transitori: una volta innescato il processo, il sistema immunitario è in grado di attivarsi e impedire la ricrescita delle cellule tumorali.

Le prospettive future

Secondo quanto affermato sul Medical News Today dal primo autore della ricerca, il dottor Matthias Gromeier, le scoperte contenute in questo studio "forniscono chiari fondamenti logici per proseguire con test clinici nel tumore alla prostata, al seno e nel melanoma maligno", con l'intenzione di "provare nuove combinazioni nei trattamenti".

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