Renzi: "È vero, mio consenso è in calo. Ma Pd è squadra forte"

Politica
Foto d'archivio Ansa

Il segretario ammette che il suo schieramento, da maggio a oggi, ha perso sette punti. Ma aggiunge: "Quando inizierà la campagna elettorale, sarà il primo partito". Sulla Commissione Banche: la rifarei "domattina". E su Boschi: "Penso che si debba candidare"

Matteo Renzi ammette: "Da maggio ad oggi il Pd ha perso quasi sette punti" ed "é evidente che il mio consenso personale non é più quello del 2014". Il segretario del Pd ha analizzato, in un’intervista al Corriere della Sera, non solo la posizione del suo partito nell’ultimo periodo, ma anche la sua, rispetto a quando si trovava al governo. Renzi ha però sottolineato anche che "il miracolo di questi anni è stato reso possibile dal Pd" che definisce "una squadra forte". L’ex premier non si pente della Commissione Banche che rifarebbe "domattina". Mentre su Maria Elena Boschi commenta: "La mia opinione è che si debba candidare", è "demagogia" indicare ai cittadini "un capro espiatorio".

Pd "sarà il primo partito"

Sul Pd, Renzi ha sottolineato che "l’elemento preoccupante non è l'ultima settimana, ma i trend. Stiamo pagando il fatto che gli altri sono in campagna elettorale mentre noi dobbiamo sostenere la responsabilità del governo e passiamo il tempo a litigare all'interno". Il segretario è però sicuro che "quando inizierà la campagna elettorale, finiranno le polemiche interne e il Pd potrà riprendere a parlare al Paese" e "sarà il primo partito". Dopo aver riconosciuto di aver perso consenso personale, Renzi ha comunque ricordato: "Se è vero che il grafico del mio gradimento è sceso, è altrettanto vero che è salito il grafico degli occupati, del Pil, della fiducia, degli investimenti". Per il segretario, quindi, il Pd è "forte", anche se non è mancato un appello al ministro della Giustizia, Andrea Orlando: "Fossi Andrea mi preoccuperei di darci una mano a cercare i voti anziché alimentare le polemiche".

"Boschi per me si deve ricandidare"

L’ex premier è tornato anche sulla questione della Commissione banche: "Non solo non mi sono pentito, ma lo rifarei domattina. Dobbiamo dividere i risultati del lavoro della Commissione dalla mistificazione che ne viene fatta da una parte delle opposizioni e da alcuni media". "Demagogia è prendere un problema complesso e presentarlo in modo fuorviante ai cittadini", ha spiegato, "indicando un facile capro espiatorio. Nel linguaggio barbaro di Cinque Stelle e di parte della stampa sembra che il problema delle banche italiane siano Banca Etruria e Boschi". E sul ruolo della sottosegretaria, ha puntualizzato: "La Boschi è oggetto di un'attenzione spasmodica che copre i veri scandali di questi anni. A gennaio, comunque, gli organi del partito decideranno: la mia opinione è che si debba candidare, senza alcuna incertezza. I colpevoli li giudicano i giudici. I politici li giudicano gli elettori".

Nessuno dei ministri ha mai fatto pressione

Sempre sulla questione delle banche, in una lettera firmata dal suo portavoce Agnoletti al Fatto Quotidiano, Renzi ha anche precisato: "Molti membri del Governo hanno lavorato gomito a gomito coi vertici di Banca d'Italia per risolvere varie crisi bancarie di questi anni", "a Roma come a Bruxelles e a Francoforte", ma "nessuno dei ministri che ha avuto numerosi rapporti con il mondo del credito, compreso il ministro Boschi, ha mai fatto pressione né difeso interessi privati: sostenere il contrario significa mentire".

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