Caos voto elettronico in Lombardia: scrutatori bloccati nelle scuole

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L’esperimento su tablet ha causato disagi ai lavoratori dei seggi, alcuni rimasti chiusi negli istituti fino a notte fonda a causa delle verifiche. Ma Maroni parla di “qualche criticità” e propone di estenderlo a tutto il Paese. VINCE IL Sì, COSA SUCCEDE ORA

Il referendum sull’autonomia della Lombardia ha visto il debutto in Italia del voto elettronico su tablet. Ma, se tutti si aspettavano che la tecnologia riducesse drasticamente i tempi di comunicazione dei risultati, ci sono stati invece ritardi piuttosto pesanti. I dati definitivi completi sono arrivati nella serata di lunedì. Inoltre, molti presidenti di seggio e scrutatori sono rimasti bloccati all’interno delle scuole in attesa di ricevere una conferma che i risultati raccolti fossero stati correttamente verificati dall’ufficio centrale della Regione. Ma il governatore Roberto Maroni, stamattina come ieri sera, si è detto soddisfatto di un sistema che ha definito “perfetto” e colpito solo da alcune “criticità dovute alla novità".

Maroni: “Il sistema ha funzionato”

"Il voto elettronico ha funzionato e lo affermo con certezza - ha detto Maroni lunedì mattina - Lo proporremo per il futuro. Lo proporrò per le prossime elezioni a partire da quelle di primavera". Il governatore ha spiegato che ci sono stati “problemi con 300 chiavette, problemi tecnici. Abbiamo fatto una cosa che non si è mai fatta, è andato tutto perfettamente, abbiamo avuto un problema con 300 chiavette su 24.000 tablet". Maroni, già domenica, aveva ammesso che qualche difficoltà c’era stata, “ma la grande soddisfazione è che sono state tutte risolte e che il sistema ha funzionato in piena sicurezza, i paventati attacchi hacker non si sono visti. I cittadini onesti sono entrati, gli hacker sono rimasti fuori".

I due problemi principali

Sono state due le criticità principali, spiega Maroni, che sono "verificate dopo la chiusura dei seggi". La prima, il fattore umano: alcuni presidenti di seggio hanno utilizzato lo stesso pin per più voting machine, bloccando la lettura delle chiavette usb. La seconda deriva dal fatto che in alcuni seggi si è cominciato a votare "in modalità test", ma le macchine hanno registrato i voti. Tuttavia, "tutti hanno votato in modo valido - ha assicurato l'assessore delegato al voto elettronico, Gianni Fava - sono tutti voti buoni".

Presidenti e scrutatori: “Non possiamo uscire”

Ma presidenti e scrutatori dei seggi hanno raccontato, e postato sui social, versioni discordanti da quella di Maroni, raccontando di essere rimasti per ore bloccati all’interno delle scuole. Dopo la fine di tutte le operazioni, infatti, hanno dovuto attendere di ricevere la conferma che la lettura delle penne usb, che contenevano i dati di voto dei singoli tablet, fosse andata a buon fine. "Non possiamo uscire e si prospetta che dovremo restare qui" per ore, avevano spiegato da una scuola nella zona di Turro, a Milano, convinti che "con il vecchio sistema in mezz'ora ce la saremmo cavata". In una scuola di San Siro, sempre nel capoluogo lombardo, i presidenti hanno minacciato di andarsene chiudendo i verbali, ma gli agenti della polizia locale hanno spiegato loro che sarebbero andati incontro a una denuncia.

Le testimonianze dai seggi

A denunciare su Facebook la situazione è stato, tra gli altri, Filippo Andrea Rossi, esponente del Pd e Consigliere del Municipio 3 di Milano. Rossi, presidente di seggio, ha postato la foto della sua messa a verbale in cui dice che “valuta vergognoso il fatto di essere trattenuto insieme agli altri componenti di seggio oltre il normale svolgimento e conclusione delle operazioni elettorali” e “si riserva di intraprendere le azioni per tutelare i propri diritti”.

 

“Finito lo scrutinio da due ore e mezza e siamo ancora tutti chiusi nella scuola ad attendere la verifica tecnica delle memorie...”, ha scritto verso le 2 di notte Luca de Vecchi, avvocato e presidente di seggio. Un’ora dopo l’annuncio dell’uscita: “Ho consegnato tutto il materiale del seggio, inclusi i verbali, alle forze dell’ordine e insieme ad altri della scuola ho lasciato il seggio. Questa disorganizzazione è inaccettabile e se qualcuno dovrà assumersi la responsabilità delle conseguenze non sarò certo io”.

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