Referendum autonomia, la Lombardia alle urne con il voto elettronico

Politica

Pietro Pruneddu

Durante la consultazione elettorale del 22 ottobre si utilizzerà per la prima volta in Italia il nuovo sistema tecnologico. La Regione ha comprato 24mila tablet che resteranno poi in dotazione alle scuole. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla “voting machine”

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Il 22 ottobre in Lombardia e Veneto si svolge il referendum consultivo per l’autonomia. Oltre agli aspetti politici e istituzionali, c’è molta attesa per il voto elettronico che verrà sperimentato per la prima volta in Italia. La novità riguarda soltanto la consultazione in Lombardia, mentre in Veneto si voterà con le tradizionali schede cartacee e matite. Come nasce questa innovazione? Come funziona? Quali sono i costi e quali i vantaggi?

Ecco tutto quello che c’è da sapere sul nuovo sistema di voto:

Come si è arrivati al voto elettronico

Il 17 febbraio 2015, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una proposta di legge del Movimento 5 Stelle sull’introduzione del voto elettronico. Lo scorso 24 luglio, il governatore Roberto Maroni ha definito la data del referendum e nello stesso decreto (numero 745) è stata ufficializzata la novità nel sistema di votazione.

Come funziona

Al posto della tradizionale scheda cartacea, gli elettori lombardi troveranno nella cabina elettorale una "voting machine", un dispositivo simile ad un tablet. Una volta nel seggio, l’elettore vedrà sullo schermo touch una schermata con il pulsante “Inizia”. Dopo il primo clic apparirà il testo integrale del quesito referendario. Tre le possibilità di voto: sì, no o scheda bianca. Non è contemplata l’opzione della scheda nulla. In una terza schermata si può confermare o cambiare il voto, perché è possibile correggerlo una sola volta. I cittadini riceveranno a casa una comunicazione con le indicazioni per usare i tablet. Le istruzioni complete per il voto elettronico sono spiegate anche in un video tutorial diffuso sul sito web e sui canali social ufficiali della Regione. Lo stesso governatore Maroni si è prestato nei giorni scorsi per una dimostrazione pratica ai sindaci: “È semplicissimo”, ha detto mentre mostrava come utilizzare i tablet.

In 17 Comuni c’è un quesito in più

Oltre al quesito sul referendum, in 17 Comuni lombardi gli elettori troveranno nella cabina elettorale due macchine per votare: si tratta dei paesi che devono esprimersi anche per la fusione dei loro Comuni. Per questi casi particolari il Viminale ha dovuto dare l’ok all’uso del voto elettronico, mentre non ha alcun potere sul referendum, essendo un voto consultivo della Regione. Il ministero dell’Interno, ha assicurato Maroni, "ha stabilito che il nostro sistema è sicuro".

I tutor ai seggi

Per facilitare ulteriormente le operazioni di voto, presidenti e scrutatori ai seggi saranno affiancati da 7 mila tutor pronti a intervenire in caso di malfunzionamento delle voting machine. Gli "assistenti digitali" sono per lo più giovani, reclutati da un'agenzia interinale e formati attraverso un corso gratuito online. Saranno dislocati in ogni seggio, lavoreranno su turni per controllare il funzionamento dei tablet e in caso di problemi tecnici avranno il compito di attivare la "task force" che procederà alla sostituzione delle macchine (quelle di riserva si trovano in diversi magazzini dislocati su tutto il territorio lombardo), "garantita entro 30 minuti”.

Lo scrutinio

Le urne sono aperte domenica 22 ottobre dalle 7 alle 23. Alla chiusura delle votazioni, il presidente di ogni seggio stampa i risultati e disabilita ciascuna “voting machine”. Poi toglie le memorie usb dalle macchine e le inserisce in un'apposita busta, con tutti gli altri documenti, che sigilla e invia all'ufficio elettorale comunale. Qui i dati vengono caricati nel sistema informativo regionale attraverso un software online che consente anche la rilevazione dell’affluenza. Infine il tutto viene spedito alla corte d’Appello.

In alcune sezioni voto stampato

"Non ci sarà spoglio o rischio di brogli e sapremo immediatamente il risultato del referendum”, ha spiegato Maroni. Per legge, verranno sorteggiate un numero di sezioni, pari al 5% degli aventi diritto su base provinciale, in cui al voto elettronico sarà affiancata anche la stampa dello stesso: ci sarà un’urna collegata alla "voting machine" via cavo e posizionata all’esterno della cabina elettorale, nella quale confluirà la stampa di ciascun voto. Al termine delle votazioni, i presidenti di seggio apriranno le urne per verificare che il totale dei voti stampati divisi per preferenza corrisponda a quello scrutinato automaticamente dalla voting machine.

La sicurezza contro i brogli

La segretezza del voto sarà garantita dalla mancata registrazione del minuto di votazione. Questo sistema tutelerà l’anonimato perché l’orario di voto non verrà tracciato. Gianni Fava, delegato per il referendum della Giunta Maroni, ha spiegato che grazie al voto elettronico “non ci saranno brogli e per avere il dato complessivo regionale basteranno due ore”. Alcuni esperti di sicurezza informatica hanno però lanciato un allarme dicendo che ci sono “troppi segreti sul voto elettronico e una mancanza di informazioni”. Ma Diego Chiarion, responsabile italiano di Smartmatic, l’azienda olandese che si è aggiudicata il bando regionale per la gestione del voto elettronico, ha replicato: “Sulla sicurezza delle voting machine e della nostra procedura di voto sono pronto a mettere la mano sul fuoco”.

I costi del voto elettronico

Per il voto elettronico, la Regione Lombardia ha acquistato 24mila tablet da Smartmatic. L’importo complessivo è stato di circa 23 milioni di euro, cifra che include anche software, sistemi di sicurezza, servizi di assistenza tecnica e formazione del personale. Dopo il referendum, ha annunciato la Giunta, gli apparecchi saranno sottoposti a una procedura di “cleaning” e resteranno in dotazione alle scuole, in comodato d’uso fino alla prossima elezione, nonostante si tratti di dispositivi particolari, detti "tablet carrozzati", dotati di stampante interna con carta semplice tipo scontrino. Aggiungendo le spese di comunicazione, quelle per garantire l'ordine pubblico, l'invio delle lettere e i rimborsi ai Comuni, il costo totale della tornata referendaria in Lombardia sarà di 50-55 milioni di euro, cifra che ha suscitato polemiche da parte dell’opposizione. Il governatore Maroni le ha respinte definendole “infondate".

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