Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, il Senato dà l’ok

Politica
Una foto d'archivio di Sappada (Lapresse)
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Palazzo Madama ha approvato con 168 sì, 1 no e 8 astenuti, il disegno di legge per il passaggio del comune veneto alla Regione a statuto speciale. Una decisione che arriva a dieci anni dal referendum consultivo

La cartina geografica dell'Italia potrebbe presto cambiare. Il Senato della Repubblica ha infatti approvato il 21 settembre il disegno di legge che prevede il distacco del comune di Sappada dal Veneto e la sua annessione al Friuli Venezia Giulia.

Un iter lungo 10 anni

La votazione a Palazzo Madama, passata con 168 sì, 1 no e 8 astenuti, è arrivata a dieci anni dal referendum del 9 marzo 2007 con il quale gli stessi abitanti del paese veneto si espressero per un distacco dalla regione attualmente guidata dal governatore Luca Zaia. In quell'occasione alla consultazione popolare partecipò oltre il 75% dei votanti, e i sì al distacco raggiunsero il 95%. Il testo votato dal Senato, e che ha diviso il gruppo Autonomie, passa ora alla Camera. Tra i senatori che hanno detto sì ci sono stati quelli di Alternativa Popolare anche se il veneto Mario Dalla Tor ha ricordato come ci siano stati “ben 31 referendum per passare dal Veneto al Friuli o all'Alto Adige” e che forse questo “non è il modo giusto di risolvere il problema” visto che il distacco lo si chiede essenzialmente perché alle Regioni a statuto speciale arrivano molti più soldi.

La soddisfazione dei promotori

La "vittoria" al Senato potrebbe portare il piccolo paese (poco più di 1.300 abitanti) a essere il primo degli scissionisti veneti. Nella regione, infatti, si sono tenuti altri 30 referendum consultivi, tra cui quello di Cortina, per chiedere ai cittadini di esprimersi sul passaggio della propria città dal Veneto al Friuli o al Trentino Alto Adige. La votazione dei senatori potrebbe influire anche sull'esito del referendum day del prossimo 22 ottobre quando i cittadini di Veneto e Lombardia si recheranno alle urne per esprimersi su una maggiore autonomia dal governo di Roma delle rispettive regioni. Sulla votazione riguardante Sappada, il sindaco Manuel Piller Hoffer ha dichiarato: "Siamo davvero soddisfatti e a questo punto anche un po' increduli che dopo dieci anni ci sia stato il primo voto". Il primo cittadino ha mostrato, però, cautela riguardo alle tempistiche dell'operazione: "Adesso – ha detto Piller Hoffer - scongiuriamo la beffa della fine legislatura, i tempi per il voto alla Camera sono stretti e ci auguriamo che possa giungere una risposta definitiva". Per Alessandro Mauro, coordinatore dei Comitati per il referendum popolare, "la cosa fondamentale è non lasciarci a metà del guado". "C'è un'innegabile grande soddisfazione – ha aggiunto Mauro - siamo orgogliosi di aver portato il caso di un paese di montagna e di confine all'attenzione del Senato della Repubblica, di cui abbiamo il massimo rispetto. La maggioranza è stata ampia e questo aumenta la nostra felicità".

Le reazioni di Zaia e Serracchiani

Se la votazione sarà confermata dalla Camera dei deputati, inizierà la procedura per il passaggio di Sappada nei confini politici del Friuli Venezia Giulia. Il governatore del Veneto Luca Zaia, uno dei sostenitori più accaniti del referendum del 22 ottobre, ha dichiarato di rispettare le scelte di tutti aggiungendo che fino ad ora nessun comune ha chiesto di essere annesso alla Lombardia o all'Emilia Romagna, altre due regioni confinanti. L'esponente della Lega ha ricordato poi l'appuntamento referendario del prossimo ottobre sostenendo che “se il Veneto non avrà l'autonomia sarà l'autonomia ad avere il Veneto e garantiremo a Bolzano lo sbocco al mare”. Dall'altra parte del confine, la governatrice del Friuli, Debora Serracchiani, ha commentato il voto sostenendo che il Senato “ha interpretato con responsabilità e coerenza la volontà della grandissima maggioranza del popolo di Sappada”. La vicesegretaria del Partito Democratico ha poi precisato che “il passaggio di questo comune è il compimento formale di un'appartenenza identitaria, linguistica e culturale, molto forte e radicata; è la sanzione ufficiale di una lunghissima storia comune. Siamo di fronte a un caso chiarissimo e pacifico, contestualizzato e analizzato in tutti i dettagli anche dal punto di vista costituzionale. Non è una scaramuccia di confine tra Regioni, né si rischia di aprire alcun effetto domino".

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