Comunali 2017, analisi sul crollo dell’affluenza: Nord peggio del Sud

Politica
Secondo l'Istituto Cattaneo, rispetto al 2012, si sono recati ai seggi 430mila italiani in meno (Fotogramma)
Fotogramma_Elezioni_amministrative

Secondo l’Istituto Cattaneo, considerando i comuni con più di 15mila abitanti coinvolti nella tornata elettorale, l’astensionismo è cresciuto del 6,6% rispetto al 2012. E, rispetto agli anni ’90, si vota più nel meridione che nel settentrione. LO SPECIALE - RISULTATI

La partecipazione al voto alle elezioni comunali è in caduta libera: al primo turno dello scorso 11 giugno si è registrato un calo consistente (di circa 5 punti) rispetto al 2012. Ma si tratta, come rileva un'analisi dell'Istituto Cattaneo, di un trend di lungo periodo che non è uguale per tutta l'Italia.
L’astensionismo, infatti, cresce soprattutto al nord e nelle regioni tradizionalmente considerate "rosse" (Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria), mentre al sud si è registrata un’affluenza più elevata. Secondo la Fondazione di ricerca questo risultato sarebbe figlio di un trend di lungo periodo che non è però valido nella stessa misura in tutto il Paese.

Inversione di tendenza

L’analisi condotta dall’Istituto Cattaneo si è concentrata sui 160 Comuni con più di 15mila abitanti tra le 1.004 amministrazioni chiamate al voto in quest'ultima tornata elettorale. Dai dati è emerso che, in termini percentuali, l’affluenza si è fermata al 61,5%, mentre nelle amministrative precedenti si era assestata al 68,1%, con un calo di 6,6 punti percentuali. Secondo la Fondazione di ricerca - rispetto al 2012 - si sono recati ai seggi 430mila gli italiani in meno: nelle regioni del nord-est l'affluenza è passata dal 63,9% delle precedenti amministrative al 56,2% del 2017; al nord-ovest si è andati dal 64% al 57%; nelle regioni "rosse" dal 65,6% al 58,1%; al centro dal 67% al 63%; e al sud dal 72,3 al 67,4%. Analizzando nello specifico questi dati l’Istituto ha registrato una considerevole inversione di tendenza nel medio-lungo periodo: se all'inizio degli anni Novanta le regioni con una maggiore partecipazione elettorale erano quelle del centro-nord, oggi sono invece quelle del centro e del sud a mostrare una maggiore affluenza, principalmente a causa di un astensionismo cresciuto più lentamente. Ad esempio, nelle regioni tradizionalmente considerate "rosse", la diminuzione si è attestata in media attorno ai 26 punti percentuali, mentre in quelle del meridione il calo è stato di 12 punti.

Le ragioni dell’astensionismo

L’Istituto spiega la tendenza al nord con "la scomparsa dei partiti di massa, l'assenza di formazioni politiche dai contorni ideologici e programmatici ben delineati e il relativo attenuarsi della fedeltà elettorale". Tutti elementi che, secondo la Fondazione di ricerca, avrebbero inciso in maniera più importate nelle regioni settentrionali e che avrebbero avuto un impatto minore al centro e al sud dove "la scomparsa dei partiti tradizionali ha avuto un effetto meno consistente sulla partecipazione perché il voto era ed è più condizionato da rapporti localistici tra i candidati e gli elettori". Una diversa attitudine al voto che - per l’Istituto - spiegherebbe "i trend divergenti nella partecipazione osservati in Italia nelle elezioni amministrative".

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