Caso Torrisi, arriva la scomunica di Alfano. Renzi: "Nessuna crisi"

Politica
Foto d'archivio (Getty Images)

Tensioni nella maggioranza dopo l’elezione del senatore di Alternativa popolare. Il leader di Ap e ministro degli Esteri chiede al neopresidente della commissione di dimettersi, ma lui risponde: "Inconcepibile". La replica: "Ha scelto la sua strada. In commissione non ci rappresenta". Renzi risponde a chi accusa il Pd di voler creare una spaccatura e andare al voto: "Questi sono giochini da Prima Repubblica. Il lavoro del governo va difeso”

Tensioni nella maggioranza dopo l’elezione - con i voti delle opposizioni - del senatore di Ap (Alternativa popolare) Salvatore Torrisi alla presidenza della commissione Affari costituzionali. Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha subito parlato di incompatibilità dei ruoli e ha chiesto al senatore di rinunciare all’incarico: “Torrisi, che è persona stimata, mi ha chiesto 24 ore per rifletterci. Ma, visto che si tratta di una questione di principio, è chiaro che una sua permanenza alla presidenza è incompatibile con Ap".

 

Il botta e risposta - La risposta del neo presidente, però, non si è fatta attendere: "Mi sembra inconcepibile, assolutamente irrituale. Sono preoccupato per Alfano", ha detto, "manco il partito comunista sovietico faceva queste cose". E poi ricorda: "Se mi fossi dimesso ieri, oggi non saremmo riusciti a chiudere la discussione generale sul decreto sicurezza e a fissare il termine per gli emendamenti". Alfano, a questo punto, lo "scarica": "Prendo atto della scelta del senatore Torrisi. Amen. Ha scelto la sua strada. La nostra è diversa: il senatore Torrisi non rappresenta Ap al vertice della commissione Affari costituzionali".

 

Torrisi: "Trovino soluzione e cedo il passo" - Torrisi, ha poi ribadito quello che aveva già detto al Corriere della Sera sulle sue eventuali dimissioni: "Vediamo cosa farà il Pd. Se dovesse trovare lui una soluzione con dei nomi in grado di trovare i voti necessari, vedremo. Allo stato, ribadisco, la mia unica preoccupazione è che le istituzioni continuino a funzionare". Il senatore di Ap, in giornata, aveva anche ricordato di essere stato proposto dal suo gruppo, negli anni, per altri incarichi ma poi di essersi sempre fatto da parte. E aveva avvertito: “Se Renzi apre la crisi per la mia elezione, il Paese gli ride dietro”.

 

Renzi: "Nessuna crisi, governo va difeso" - Ma Matteo Renzi non ci sta a farsi dire che nell'elezione di Torrisi ha trovato lo spunto per aprire una crisi di governo: “La parola crisi non la vogliamo sentire pronunciare. Questi sono giochini da Prima Repubblica”. E, ricordando in particolare il varo dei decreti attuativi della legge sulla cosiddetta "Buona Scuola", atteso al Consiglio dei ministri di domani, aggiunge: “Il lavoro del governo va difeso e incoraggiato”. L’ex premier definisce però la vicenda "un episodio molto antipatico, un atto di scorrettezza istituzionale e politica" e lancia una sfida: “Chi ha votato Torrisi faccia proposte” sulla riforma elettorale.

 

La replica alle accuse di tradimento del Pd: "Siamo leali" - Intanto, Alfano ha garantito la sua lealtà agli accordi presi con il Pd, per replicare all’accusa di tradimento dopo l’elezione di mercoledì, quando Torrisi ha battuto con 16 voti Giorgio Pagliari, del Pd, fermo a 11 preferenze nonostante un accordo all’interno della maggioranza. “È un patto della conservazione tra M5S e Forza Italia, Mdp e Ap per non cambiare legge elettorale”, avevano accusato i dem. Da qui, la richiesta di Alfano a Torrisi perché rinunci, e la replica a Matteo Orfini che lo ha accusato di non aver rispettato i patti: “Da Orfini ho sentito parole surreali. Siccome non siamo nati ieri e abbiamo capito il giochino, dico che non ci stiamo. Se qualcuno cerca pretesti per far cadere il governo e andare al voto lo dica chiaro”. Alfano ha anche ricordato che Ap ha votato a favore del candidato del Partito Democratico "perché quella presidenza toccava al Pd: noi rispettiamo i patti, siamo leali".

 

Bersani: "Basta arroganza" - Sulla vicenda si è espresso anche Pier Luigi Bersani che ha avvertito: “Io consiglierei che chi ha più responsabilità non desse ancora segni di arroganza perché non funziona più. Bisogna discutere. Non imporre scelte cotte e mangiate”. Inoltre, per Bersani non occorre strumentalizzare la polemica ma rispondere al principio per cui “chi ha più voti deve avere più umiltà”.

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